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Dosi dimezzate, medici senza vaccino antinfluenzale

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Antonio Sbraga
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Ritardi nelle consegne dei vaccini antinfluenzali e dosi contingentate per quello anti-Covid, lamentano i medici di famiglia, costretti finanche a rinviare gli appuntamenti già fissati per le somministrazioni in attesa delle agognate fiale. «La distribuzione dell’antinfluenzale sta avvenendo a macchia di leopardo: alcune Asl stanno avvertendo i colleghi che, almeno per il momento, non verranno più consegnate le dosi previste per l’ultimo scaglione - conferma Cristina Patrizi, responsabile dell’Area Convenzionale Lazio del Sindacato Medici Italiani (Smi) - E anche per la terza dose del vaccino anti-Covid le dosi continuano ad essere contingentate. Non se ne può più, siamo lasciati soli sul territorio e l’utenza così è disorientata». La Regione ha annunciato che «nel Lazio la campagna della vaccinazione antinfluenzale entra nel vivo: superate le 600 mila dosi somministrate».

 

 

 

 

 

Ma il medico di famiglia Claudia Felici, responsabile aziendale Asl Roma 1 per lo Smi, tiene a ricordare che «questa settimana ho dovuto avvertire i miei pazienti per disdire gli appuntamenti proprio perché non ho ricevuto le dosi previste del vaccino antinfluenzale, speriamo arrivino la prossima settimana. Anche per l’anti-Covid- aggiunge Felici - la piattaforma informatica per le prenotazioni non è più stata ripristinata dopo l’attacco hacker alla rete informatica regionale del luglio scorso: ora inviamo le e-mail, però non sempre riusciamo ad avere le dosi richieste». Ieri anche il programma "Supporto Medico 2000", usato dai camici bianchi per le richieste delle dosi, segnalava un «errore invio vaccini Lazio: stiamo rilevando un problema nei server della Regione Lazio per l’invio dei vaccini. Il problema è già stato segnalato alla Regione pertanto vi invitiamo a provare più tardi». Disagi che si vanno a sommare al crescente malcontento di tanti camici bianchi: «Ai medici di famiglia quest’anno si sono ridotte del 50% le forniture del vaccino», denuncia in una segnalazione inviata in redazione un medico di base. Che tiene a ricordare come lo scorso anno «i colleghi di Bergamo all’inizio fecero una riflessione riguardo al fatto che, tra i loro ricoverati in terapia intensiva, quelli che avevano qualche possibilità di salvarsi erano coloro che qualche mese prima si erano sottoposti a vaccinazione antinfluenzale. Ciò testimonia l’efficacia che ogni vaccino esercita sul sistema immunitario, cosa che in questo momento andrebbe fatta a tappeto. E invece ci ritroviamo col 50% dello scorso anno, che era il 50% dei nostri assistiti».
 

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