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Ci mancavano cani e gatti no vax per colpa del Covid. L'allarme dei veterinari sui vaccini

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Vaccinare cani e gatti sta diventando complicato. Lo sanno bene i padroni dei cuccioli che, per salvaguardare la loro salute, si trovano ora a fare i conti con lunghe liste d’attesa e prezzi aumentati. Una situazione dovuta a due fattori: da una parte il boom di adozioni registrato durante la pandemia - con un incremento del 15% nel 2020 rispetto all’anno precedente - e dall’altra la mancanza di materie prime da parte delle case farmaceutiche per il confezionamento delle fiale.

 

«Durante il lockdown c’è stato un incremento nelle adozioni», conferma a LaPresse Luigi Zumbo, segretario della Federazione nazionale ordini veterinari italiani (Fnovi). «Il motivo va ricercato probabilmente nell’aumento di casi di depressione e di ansia legati al Covid e dall’effetto terapeutico di avere un animale in casa». Le aziende farmaceutiche, però, non si aspettavano un incremento così repentino nella richiesta di vaccini e hanno denunciato «la difficoltà a reperire le fiale di vetro e i sigilli di plastica per le monodosi», spiega Zumbo. «Materie prime ’dirottate' per il confezionamento dei vaccini anti-Covid».

 

In più, l’aumento della richiesta di dosi ha inevitabilmente influito «anche sul prezzo». Senza contare che «la produzione dei vaccini richiede comunque il suo tempo», prosegue il segretario della Fnovi. Che comunque rassicura: «Contiamo sul fatto che presto la situazione si normalizzerà. Nel frattempo, la priorità è vaccinare i cuccioli, maggiormente esposti ai rischi».

 

Intanto, il Covid ha avuto anche un altro effetto ’collaterale': come denunciato dall’Enpa, infatti, nel giugno scorso le cessioni di animali sono aumentate del 17% rispetto allo scorso anno. Con un allarmante 60% per quanto riguarda l’abbandono dei gatti. Una situazione spesso causata dalla malattia o dalla morte del proprietario o da uno stato di crisi economica dovuto alla pandemia.

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