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Direttore ci salvi dalla Raggi. Accorato appello di una nostra lettrice 93enne

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Caro Dottor Bechis, prima di tutto la ringrazio per aver rimesso l’azzurro sul titolo de Il Tempo, che acquisto da più di 60 anni (quando ancora c’era il dottor Renato Angiolillo). In questi anni ho conosciuto molti direttori, qualcuno anche personalmente ma non tutti erano degni di quel posto e due o tre li avrei presi e cacciati a calci perché stavano portando il giornale alla rovina. Era quasi illeggibile come grafia e impostazione. Ora finalmente è tornato ad essere un giornale che si legge bene e chiaro ed ha ottimi giornalisti. Grazie a lei di tutto ciò. Scusi se sono troppo criticona, ma essendo ultra novantenne penso di potermelo permettere. 

 

Molti si meravigliano della mia memoria e lucidità mentale ed io rispondo che tutto ciò dipende dal fatto che leggo Il Tempo, giornale che apre la mente. 

Presto ci saranno le elezioni comunali ed io, con tante altre persone, mi auguro di veder mandar via quell’essere inconcludente dal Campidoglio. A questo proposito in tanti le chiediamo un gran favore. Qui siamo al Quadraro, un tempo periferia, ma ora mi dicono che siamo, per il fisco comunale, zona semicentrale ma assai scarsa di mezzi di trasporto.

C’è la metro, ma noi vecchi con stampelle non possiamo prenderla a causa dei gradini in pietra molto alti.

 

Avevamo alcuni autobus, ma prima Ignazio Marino, poi la Raggi li hanno tolti. Noi siamo della quinta circoscrizione che è assai distante, mentre più vicino e più comoda ci sarebbe quella di piazza Cinecittà. La quinta sta in via di Torre Annunziata (zona Prenestino) e per andarci dovremmo prendere tre mezzi: il 657 fino a Travertino, il 409 fino a largo Preneste e poi un altro bus. Anni fa avevamo il 553 che faceva capolinea in piazza dei Tribuni e andava direttamente in circoscrizione, ma Marino lo tolse e noi per andare in quegli uffici siamo costretti a prendere il taxi, perché non possiamo prendere tre mezzi.

Sempre in piazza dei Tribuni faceva capolinea il 502, che andava verso la Romanina ed altre ma a noi serviva per andare ai vari ambulatori che sono intorno a piazza di Cinecittà. La Raggi lo ha eliminato. Ancora da piazza di Cinecittà partiva ogni 45 minuti il 650 che ci portava all’ospedale San Giovanni. Era molto comodo e sempre pieno. La Raggi ha levato anche questo ed ora per andare in ospedale per visite e controlli non abbiamo più un mezzo se non il solito taxi. Purtroppo avendo pensioni sotto i 1000 euro e tanti anche di meno, la cosa si fa pensierosa. Io sono sola, mio marito dopo 62 anni di matrimonio non c’è più. Spero che dal cielo mi aiuti.

Caro direttore, mi scuso tanto per il disturbo che le reco con la presente, ma era da molto tempo che desideravo scriverle e mi mancava il coraggio. Vorrei che di tutto ciò che ho detto, lei ne parli con il nostro candidato sindaco così forse potrà aiutarci. Ancora scusandomi, la saluto affettuosamente augurandole ogni bene e tanti auguri anche al Tempo.

Una lettrice affezionata

 

Carissima nonnina amica nostra, che bella lettera ci ha inviato! Un po’ per l’amore che dimostra per il Tempo e la sua storia. Ma soprattutto per dopo settimane in cui un po’ tutti nella campagna elettorale di Roma stanno volando sulle nuvole raccontando qualche fiaba e snocciolando slogan astrusi, ci porta tutti con i piedi finalmente per terra. Su quelle strade del Quadraro dove non passano più i bus che pure nella loro calca aiutavano tanti cittadini a raggiungere ambulatori, uffici pubblici e perfino un ospedale in caso di bisogna. 

Il racconto della nostra nonnina («Potrei essere sua nonna», mi ha detto lei quando l'ho chiamata al telefono per ringraziarla di quanto scritto) è un lampo che dovrebbe squarciare l'agenda dei nostri candidati sindaci. Fate un salto in quelle piazze del Quadraro, in quel quartiere che avete reso ancora più periferico con le ultime amministrazioni della città, facendolo diventare quasi di lusso però quando si trattava di prelevare soldi dalle tasche dei suoi abitanti (come scrive magistralmente la nostra amica: «periferia, ma semi-centrale per il fisco cittadino»).

 

Ecco, provare a mettersi nei panni una volta di un anziano della città che riceve la sua misera pensione e a cui i sindaci della capitale invece di tendere la mano sono riusciti a rendere la vita ogni anno più difficile. 

Chissà cosa hanno in testa sindaci e assessori quando si mettono a tagliare i servizi di qui e di là per poi mettersi al petto la medaglia dei risanatori della città. Di certo tutto meno che la vita e le giornate di donne e uomini di Roma, le fatiche che diventano angosce, gli ostacoli che invece di essere tolti vengono moltiplicati con ostinata testardaggine. 

Abbiamo avuto prova di scarsa competenza da gran parte di chi ha amministrato la città in questi anni, e ce la si attendeva pure vista la ricerca della novità e la scelta di persone che non avevano nulla alle spalle. 

Un difetto che avrebbe potuto trasformarsi in virtù se con umiltà si fossero rimboccati le maniche, avessero visto la vita reale e a piccoli passi provato a mettere rimedio ai guasti che erano più che visibili. 

Ma la virtù non si è vista manco per miraggio: all'opera si sono messi orde di ignoranti viziati, tutti saputelli ai propri occhi. Non hanno visto nulla di quel che era, manco sanno che esistono donne in gamba e tenaci come la nostra nonnina, né immaginano i loro problemi. Gente presuntuosa come mai si era vista, gonfia di ideologia da quattro soldi e testarda nel non riconoscere mai i propri errori, che si compiono come accade nella vita di ogni persona. 

 

Ma si superano e correggono solo riconoscendolo, cosa che mai è avvenuta. 

Non faccio altre ciance, ma da qui parte una battaglia per la nostra amica e per i tanti che hanno la vita guastata da quel che è stato fatto al Quadraro. Restituite a quella gente il 553, il 502 e il 650 che li portava all'ospedale San Giovanni quando ne avessero avuto bisogno. Nessuna altra chiacchiera: signori candidati sindaci, date ai romani la possibilità minima di vivere senza impazzire. Poi parleremo di tutto il resto che volete. Prima di tutto i bus.

Franco Bechis

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