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Omicidio Luca Sacchi, Giovanni Princi condannato a 4 anni per droga

Luca Sacchi e Anastasyia

Andrea Ossino
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Per gli inquirenti Giovanni Princi è “inserito stabilmente in contesti criminali”. Secondo un altro amico d’infanzia di Luca Sacchi, il ragazzo divenuto protagonista dello scambio di droga finito in tragedia, “è un soggetto strano che parlava di cose assurde utilizzando un tono molto serio. È ineducato”. Ma il verdetto più importante lo ha espresso adesso il Tribunale di piazzale Clodio al termine del processo celebrato in rito abbreviato: è colpevole, ha trafficato in droga e deve scontare 4 anni di carcere. Il primo verdetto sugli eventi che lo scorso 2 ottobre hanno condotto il personal trainer alla morte è arrivato.

Per la Corte quella sera, a pochi metri dal pub John Cabot, alle spalle del Parco della Caffarella, il 24enne romano avrebbe dovuto incontrare Paolo Pirino e Valerio Del Grosso per acquistare 15 chili di “erba”. Una partita da pagare con 70 mila euro che secondo l’accusa avrebbe custodito in borsa la fidanzata di Luca Sacchi Anastasyia Kylemnyk. Ma le cose sono andate diversamente. I due pusher si sono trasformati in rapinatori e quindi in assassini e Luca Sacchi è stato ucciso con un colpo alla nuca partito dalla calibro 38 impugnata da Valerio Del Grosso e prestata da Marcello De Propris. Tutti fatti che devono essere accertati nel procedimento in scena davanti la giuria popolare della Corte d’assise. Solo un imputato si è discostato dal resto del gruppo scegliendo di essere giudicato con rito abbreviato, una scelta che garantisce la riduzione di un terzo dell’eventuale sentenza di condanna emessa.

 

La sentenza è arrivata. Princi è stato condannato. Del resto gli scagnozzi di Del Grosso, Simone Piromalli e Valerio Rispoli, hanno raccontato ai pm come sono andati i fatti. Quella sera i due “emissari” avrebbero dovuto controllare che il denaro fosse nella borsa della babysitter ucraina. Hanno assolto al loro compito, riferendo a Del Grosso di quelle “due mazzette da 20 e 50 euro”.

I due riferiscono ai carabinieri anche di essersi interfacciati con Giovanni Princi, che secondo il pm Nadia Plastina ha un ruolo di primo piano in quell’affare finito in tragedia e per questo è in carcere con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. “Aveva concluso altri acquisti”, si legge negli atti in cui è contenuta anche la rivelazione di Valerio Rispoli. Quella sera, giunto davanti al pub con Simone Piromalli, il giovane ha notato che “era presente solamente un soggetto con un marsupio”. È un volto noto: “immediatamente riconosciuto – si legge - avendolo già incontrato nel corso di una cena tra amici al ristorante “I Carnivori” in zona Tuscolana”. Quel ragazzo si chiama “Giovanni”. E per i pm è proprio Giovanni Princi, che secondo Rispoli aveva amicizie comuni con l’assassino del suo amico Luca Sacchi. L’accusa racconta che Princi è stato fermato diverse volte “in contesti di stupefacenti”, userebbe “utenze a lui non intestate” e non avrebbe offerto un “contributo alle indagini benché l’ucciso fosse un suo amico dai tempi del liceo”. Un’amicizia che non era piaciuta a chi conosceva Luca da sempre. Un amico storico racconta infatti:  “Non aveva mai soldi benchè la madre fosse insegnante e il padre un dentista e notavamo il contrasto tra il fatto che aveva pochi euro, in una specie di sacchettina, e gli elevati costi affrontati per la passione delle moto. Princi aveva due moto per la pista molto costose”.

E poi ci sono le segnalazioni delle forze dell’ordine che lo hanno fermato in compagnia di pregiudicati o in contesti poco raccomandabili. I filmati che lo inchiodano davanti al pub la notte dello scambio e la testimonianza della stessa Anastasyia che ha affermato che Princi quella notte avrebbe dovuto fare “un impiccio”. Tutti elementi che non hanno deposto a favore dell’imputato: è stato condannato. 

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