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Nuove accuse al killer di Luca Sacchi. Il call center della cocaina a domicilio

Andrea Ossino
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Sono nuove accuse quelle che raggiungono Paolo Pirino fin dentro il penitenziario di Rebibbia, dove è detenuto dallo scorso ottobre, quando è stato arrestato perché ritenuto essere uno dei killer di Luca Sacchi. A processo per la morte del personal trainer ucciso a pochi metri dal pub John Cabot di via Tommaso Mommsen, alle spalle del Parco della Caffarella, al ragazzo di San Basilio vengono adesso contestate nuove accuse: è finito in un’inchiesta su un giro di droga.

 

Gli uomini della Guardia di Finanza hanno scoperto infatti un’associazione criminale che avrebbe organizzato una sorta di call center per consegnare gli stupefacenti, soprattutto cocaina, direttamente a domicilio. Sono sette le persone arrestate questa mattina.

Così è probabile che Pirino dovrà difendersi da queste nuove accuse. Secondo il pm Nadia Plastina è stato lui a colpire con una mazza Anastasyia Kylemnyk, la fidanza di Luca Sacchi, per rubarle lo zaino al cui interno sarebbero stati custoditi i soldi per comprare 15 chili di erba: 70 mila euro. La reazione della vittima, intervenuta per difendere la ragazza, ha scatenato la furia del “socio” di Pirino, Valerio Del Grosso: ha premuto il grilletto della calibro 38 che si era fatto prestare da Marcello De Propris (anche lui a processo con l’accusa di omicidio e spaccio) e ha ucciso Luca Sacchi.

Dalle successive indagini è emerso che il ragazzo è stato ammazzato durante una compravendita di droga finita in tragedia. Sono scaturiti diversi fascicoli necessari ad appurare le cause della morte e anche il giro di droga in cui è maturato l’omicidio. Giovanni Princi, l’amico di Sacchi, è finito in prigione e poi ai domiciliari con l’accusa di spaccio. Anastasyia Kylemnyk è stata sottoposta all’obbligo di firma. E adesso nuove accuse raggiungono Pirino.

 

Avrebbe fatto parte di un gruppo di ragazzi italiani (adesso in 3 sono in carcere e 4 ai domiciliari), accusati di aver costituito un vero e proprio “call center” della cocaina, a cui si rivolgevano centinaia di persone per ricevere, a domicilio, le dosi di stupefacente.

Superando il concetto della “piazza di spaccio”, i fratelli Manolo (classe ’98) e Samuel BILLOCCI (classe ’01) e Paolo PIRINO (classe ’98) avevano ideato un meccanismo – come definito dal Gip «estremamente efficace, sia nell’ottica di facilitare la domanda che di ridurre i tempi e i passaggi al fine di soddisfarla, ma anche di minimizzare i rischi».

I Finanzieri del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno accertato che i ragazzi gestivano, con base operativa nel quartiere di San Basilio, un vero e proprio “centralino”, attivo tutti i giorni dalle 14.00 alle 02.00 di notte per l’acquisizione di ordini telefonici di cocaina, di cui poi curavano la consegna in tutta Roma tramite “pony express” reclutati, in prevalenza, tra i clienti in difficoltà economiche.

L’organizzazione era in grado di soddisfare dalle 30 alle 50 cessioni quotidiane nei giorni feriali, per arrivare anche a 80 nei giorni festivi e prefestivi. Nonostante il gruppo trattasse la vendita di piccole quantità di cocaina – nel gergo criptico utilizzato, “un amico” indicava una dose e “una mano” 5 grammi – il guadagno medio era di circa 15.000 euro a settimana.

Per minimizzare i rischi, il “corriere” portava con sé una o poche dosi da recapitare e tornava più volte a rifornirsi per le successive consegne.

Il sistema ideato ha consentito ai 3 giovani  di «ritagliarsi uno spazio operativo di tutto rispetto (atteso il giro di clienti ed il “fatturato” della impresa delinquenziale messa in opera) in un contesto già a fortissima presenza criminale di gruppi agguerriti e con superiore caratura malavitosa come il quartiere romano di San Basilio”.

Nel corso delle indagini, Paolo Pirino si è reso protagonista di un tentativo di investimento di due militari delle Fiamme Gialle che gli avevano intimato l’alt per un controllo: alla guida della sua auto, invece di fermarsi, accelerava tentando di travolgere i due Finanzieri prima di dileguarsi.

Al pari di tutte le imprese, al termine del periodo di lockdown, il “call center di San Basilio” aveva inviato il seguente sms promozionale per comunicare la ripresa delle attività: «Ciao bello\a sono lele di san basilio siamo stati fermi x un po a causa del covid19 comunque da domani alle 14 fino alle 2 di notte risaremo attivi con amichetti a 30 e (mani o tmax a 230) disponibili a raggiungerti dove sei siamo tornati al top chiamami un abbraccio lele».

 

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