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Paralisi a Roma Nord Il popolo antirifiuti: è solo l'antipasto

Rifiuti, sit-in contro la nuova discarica

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Tiberina bloccata per 10 chilometri, Flaminia congestionata, rallentamenti nell'intero quadrante nord di Roma e sul Raccordo: voleva essere un sit-in a effetto domino quello organizzato contro l'allestimento della discarica a Pian dell'Olmo e lo è stato, se non altro per gli automobilisti che, specie nelle ore di punta, tra incolonnamenti e deviazioni obbligate, sono rimasti ostaggio della «zona rossa». Solo una tiepida anticipazione, minacciano i manifestanti, di quella che annunciano come una caldissima estate di protesta: «Si rassegnino i prepotenti che calano dall'alto le loro decisioni, la cultura - il riferimento è alla bocciatura di Corcolle - non viene prima di tutti». Clima inizialmente teso anche per la perquisizione che ha interessato un'attivista dei comitati no discarica, poi sentita dagli inquirenti perché su di lei penderebbe una denuncia anonima per possesso di armi e materiali esplosivi: «Mi hanno dato della terrorista - ha detto tornando al presidio - certo mi hanno perquisito casa proprio quando la lotta inizia a farsi dura, un timing singolare». La prima notte dopo la doccia fredda Riano l'ha passata in bianco. Al presidio permanente davanti all'ingresso della cava di Pian dell'Olmo, scelta dal prefetto Sottile quale alternativa a Malagrotta, si è fatto giorno tra caffè, falò e qualche post su Facebook che incitava a resistere. Per i Comuni limitrofi, sveglia con altoparlante: già dalle 5,30 si informava la popolazione «di scendere subito, c'è un territorio da difendere». Il primo assaggio di protesta c'è stato intorno alle 8,30, quando alcuni attivisti di CasaPound hanno raggiunto la Flaminia rallentando il traffico in prossimità della ferrovia perchè «l'immondizia uccide». Venti minuti di blocco, poi tutti sulla Tiberina, chiusa per 10 chilometri dallo svincolo di Prima Porta al bivio di Riano, appunto a causa della manifestazione all'altezza del chilometro 7,5, in via di Pian dell'Olmo. Manifestazione non autorizzata ma che «proseguirà ad oltranza – sono d'accordo istituzioni comunali e cittadini – fino a che non si cambierà luogo per la discarica». Una staffetta tra residenti che ha coinvolto centinaia di persone, residenti di Riano e dell'hinterland, intenzionati a ripeterla «fino a che non vincerà la legalità», spiega il sindaco di Riano, Marinella Ricceri. C'erano poi il senatore dell'Idv Stefano Pedica, diversi rappresentanti dei comuni limitrofi, vicino ai sindaci della Valle del Tevere si è detto anche il presidente del XX Municipio Giacomini, il quale ha ribadito ìla mia assoluta contrarietà: lo stadio della Lazio non andava bene, invece questa discarica sì? Dove sono finiti i vincoli?». Anticipato a oggi il sit-in dei 17 sindaci della Valle del Tevere, più Monterotondo e XX Municipio, davanti a Montecitorio «per chiedere a tutti, parlamentari e membri del Governo, di unirsi alla nostra protesta», così come quella di sabato a Torrimpietra del comitato Rifiuti Zero Fiumicino «perché la scelta di Pian dell'Olmo dimostra che del Piano per Roma del ministro Clini non c'è da fidarsi», mentre si tenta anche la carta della lettera-appello a Napolitano, inoltrata ieri pomeriggio sempre a firma congiunta dei sindaci di Roma Nord. Quanto ai cittadini, aspettano, esausti e insieme combattivi. Bruno Ghetti, rianese la cui casa disterebbe a 100 metri dalla nuova discarica, all'alba si è incatenato all'ingresso della cava e ieri sera era ancora lì: «Dovranno passare sul mio cadavere». Maurizio Lancellotti, portavoce del Movimento 5 Stelle, sta tentando di portare Beppe Grillo a Riano. Domenico Aldorasi, disabile residente a Castelnuovo di Porto, affida il suo messaggio a Facebook: «Sono su una carrozzella e non posso essere lì - spiega nel video - quindi ho deciso di intraprendere lo sciopero della fame, forma di protesta non violenta ma efficace». Nessun tentativo di sgombero da parte della polizia, sul posto con diverse camionette. Sotto i gazebo, le nonne lavorano la maglia, i bimbi giocano a palla, i volontari della protezione civile misurano la pressione. Si aspetta. Che arrivino i tecnici inviati dal prefetto, per fermarli al confine. Si aspetta, ma dalla Tiberina «nessuno si muove».

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