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Falso abuso. L'altro trucco dei vigili "infedeli"

Polizia municipale

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Arriva in Senato lo scandalo mazzette in cui sarebbero coinvolti anche alcuni vigili urbani del Primo Gruppo. Il senatore del Pdl Stefano De Lillo ha presentato un'interrogazione ai ministri competenti «affinché venga fatta piena luce su questa torbida vicenda». «Chiedo inoltre all'Amministrazione comunale di fare altrettanto - spiega - restituendo dignità a tutti quei vigili che ogni giorno con onestà compiono il proprio dovere». La storia, intanto, si arricchisce di nuovi elementi: il falso esposto sarebbe stato utilizzato dai vigili per denunciare un «falso» abuso edilizio che già la polizia municipale aveva regolarizzato un anno prima. È in questo mistero che la vicenda di mazzette pubblicata da Il Tempo potrebbe trovare un senso. Un documento interno al Primo Gruppo della Polizia Municipale, il 17 agosto scorso chiede l'immediata sospensione dei lavori di ristrutturazione, a Trastevere, del magazzino di proprietà dell'imprenditore Paolo B. Il provvedimento fa seguito a una comunicazione precedente (fine luglio) in cui è scritto che grazie al lavoro svolto da un agente sarebbe stato scoperto un abuso edilizio. Peccato, però, che i lavori, nello stesso locale di via della Luce, siano stati ultimati circa 14 mesi prima con la «benedizione» degli uffici municipali. Sulle carte, quindi, tutto in regola. Perché, allora, le accuse del vigile? Nella puntata numero «2» di questa inchiesta Il Tempo ha denunciato il trucco dei falsi esposti che la presunta cricca voleva usare per spolpare ancora di più l'imprenditore che aveva già pagato 30.000 euro di tangenti per una dichiarazione d'inizio attività. Il piano prevedeva di usare un esposto su presunti abusi edilizi con il nome di un residente (C.M.). Ma è fallito. Il sedicente denunciante è infatti un amico dell'imprenditore. Appena Poalo gli ha raccontato la storia è corso subito a denunciare il fatto ai carabinieri di Trastevere. Un'ulteriore prova che si tratti di un esposto fantasma sta in un dettaglio. Saputa la stranezza il residente riferisce ai militari di essere andato al comando della Municipale per verificare l'esistenza dell'esposto. Descrive l'accesso al faldone e racconta che al posto della dettagliata denuncia citata dai vigili all'imprenditore trasteverino, c'era solo un foglio con il suo nome, il suo indirizzo di casa, per giunta sbagliato, e un numero telefonico che doveva essere il suo ma era invece quello di un'agenzia di pompe funebri sempre di Trastevere. Se quindi l'esposto per presunti abusi edilizi è falso, chi ha denunciato ai vigili l'irregolarità? E come può esservi abuso se i lavori sono stati certificati un anno prima? L'affare si complica. Nonostante non esista l'esposto, il 17 agosto la Municipale del I Gruppo ordina la sospensione dei lavori, già terminati, nel magazzino di via della Luce. Sappiamo che l'agente accertatore della presunta violazione è uno dei due che a un anno esatto dalla fine dei lavori, il 14 giugno 2011 bussò all'elegante sede della società di Paolo, un tempo magazzino. Giustificò la sua visita parlando alla segretaria dell'esistenza di un dettagliato esposto alla Procura fatto da un residente, tale C.M., quello che il 22 dello stesso mese ha denunciato ai militari di Trastevere di essere stato messo in mezzo. Alla fine pare che al danno si sia aggiunta la beffa. Come è possibile che un imprenditore costretto a pagare migliaia di euro di mazzette si ritrovi in un ufficio non in regola? Strano! La storia racconta che Paolo si rivolse a un suo amico vigile urbano prima di iniziare i lavori di ristrutturazione per un consiglio, anzi, per fare tutto in regola. Il vigile gli presentò a sua volta un geometra di fiducia pratico di Dia e burocazia, al quale Paolo pensò di affidare anche il progetto. Il geometra seguì dalla fine del 2009 a giugno del 2010 la ristrutturazione. In quest'arco di tempo quegli stessi vigili che torneranno a bussare al 37/c di via della Luce più di un anno dopo, si sono presentati più di una volta per consigliare e apportare modifiche al progetto del geometra. Paolo era tranquillo perché sapeva che tutto stava procedendo secondo le regole. Fino al momento di pagare la parcella del tecnico: 8.000 euro più Iva. Ma il professionista ne pretese 30.000 in nero per gli «amici». Paolo pagò e iniziò la sua nuova avventura imprenditoriale. La cupa e tortuosa storia è finita sul tavolo del pubblico ministero Antonio Calaresu, arricchita dagli interrogatori della polizia municipale. Questa l'ipotesi da accertare: Come mai si è riparlato di abuso su lavori già regolarizzati? Il falso esposto è il trucco usato da vigili infedeli per tornare a sollevare inesistenti irregolarità e quindi a chiedere altri soldi per mettere apposto la pratica? Oppure la tesi è un'altra e più complicata: il geometra che doveva sovrintendere i lavori di ristrutturazione, che ha diviso la presunta tangente con i vigili, ha invece esguito l'opera a metà per consentire alla Municipale di tornare un anno dopo accertando ancora l'abuso che doveva essere stato sanato? Complesse ipotesi che ora spetterà alla magistratura verificare. Nel frattempo il senatore De Lillo ha inoltrato al ministro della Giustizia un'interrogazione. «Il quadro che sta emergendo dall'inchiesta de Il Tempo sulle presunte vessazioni e tangenti richieste dai vigili urbani ai danni di esercenti di attività commerciali è inquietante - dice De Lillo - Chi dovrebbe garantire il rispetto della legge e tutelare i cittadini da abusi e illegalità sembra, invece, essere al centro di una rete che impone mazzette». Nell'interrogazione De Lillo ripercorre i tratti salienti dell'inchiesta e chiede «se siano a conoscenza ditutto questo e, in caso affermativo, se e quali siano le valutazioni al riguardo e se risultino indagini in corso e per quali ipotesi di reato».

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