Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La finta carità uccide i rom

default_image

  • a
  • a
  • a

di 4 mesi ricoverato al Policlinico Gemelli in gravissime condizioni. I genitori hanno riportato diverse ustioni, prognosi di venticinque giorni. "Er pasticciaccio brutto" de via Ercole Morselli, per dirla con Gadda? No. Cronaca di un disastro annunciato. Dopo il cordoglio, per non trovarsi a dover commentare altre notizie di questa gravità, occorre asciugarsi le lacrime e ungere il cervello con l'olio del realismo. Roma ha ancora un conto aperto con i Rom. Ma in debito sono questi ultimi. Il sindaco Alemanno ha sgombrato il vecchio, fatiscente e indecente campo della Casilina, il più grande d'Europa. Operazione di grande civiltà e di assoluto realismo. Ora questi nuovi episodi non possono riaprire le polemiche sull'operato del sindaco, devono, invece, favorire la ripresa di un dibattito civile e realistico sulla condizione rom in Italia e, più in generale, sulla condizione degli immigrati irregolari. Intanto, non è adeguato il commento de La Repubblica che, nella cronaca di Roma, spara un titolo a dir poco discutibile: «Brucia il Casilino 900, campo rom senza pace». Ma dove vivono costoro? Io, che romano non sono, ma vivo a Roma per lavoro da circa sette anni, so perfettamente che la realtà rom è frutto di tanto di quel politicamente corretto da far fare indigestione a un cammello. In ordine: c'è la sinistra sempre più sinistrata, che non vede l'ora di calare la mannaia sul sindaco di destra di turno, a Roma è un boccone prelibato, e che ragiona con un tasso di demagogia stracciona da far paura. Accoglienza, accoglienza, accoglienza. Bravi, facile a dirlo, costa poco e si incassa molto, poi si pacifica anche un bel po' la cattiva coscienza. Ma le domande scottanti sono: a) accogliere chi e per quanto tempo, posto che non sia in regola; b) dove e con quali garanzie per i cittadini; c) con quali garanzie di effettiva integrabilità. Se non si risponde - e la sinistra non risponde - a queste domande, si fa l'arruffapopolo a spese dei contribuenti, ricattati, alla fine, con il lutto di un bambino innocente. È pura indecenza intellettuale e morale. Anzi, aggiungo: così, si lede anche il fondamento etico e giuridico della liberaldemocrazia, cioè dello Stato di diritto, che prevede la certezza del diritto e pari garanzie per tutti. Qui i non-cittadini iper-garantiti sono i più pericolosi e fuori dal perimetro della convivenza civile: non si scorge il paradosso? A me pare lapalissiano. Come chiaramente è in torto quel pezzo di Chiesa e di mondo cattolico - dalla Caritas di sinistra, alle associazioni che proteggono i migranti, ai soliti catto-comunisti in servizio effettivo permanente - che non vede altro che il presente e la pelosa ed equivoca carità, anziché il futuro della nostra civiltà e della nostra società. Altro gravissimo errore culturale. Augusto Del Noce, indimenticabile firma di questo giornale, ci ha insegnato che gli errori culturali sono i più pericolosi, perché coinvolgono la sostanza delle scelte e fanno deragliare i treni della storia. Il nostro, se andiamo avanti di questo passo, è destinato a uscire dai binari. Alemanno ha lanciato un segnale forte e chiaro: via i rom dalle baraccopoli e via gli irregolari. Ora, il momento più deflagrante della vita di un popolo come quello italiano lo si raggiunge quando una parte della politica e una fazione della Chiesa diventano di fatto oggettivamente ostili ai principi tradizionali trasmessi di padre in figlio. Uno di questi è sempre stato quello di avere solidarietà verso chi merita. Non verso chi non si integra e delinque. Anche quella parte della destra che si allontana da questa sponda, finisce male. È proprio così difficile capirlo?

Dai blog