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Il Pd processa Elly Schlein. Correnti e convention: la segretaria traballa

Edoardo Romagnoli
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Agli osservatori più attenti non sarà sfuggito il fatto che da ormai qualche giorno Schlein e i suoi attaccano Conte a testa bassa. Una circostanza nuova soprattutto da parte di chi fino a qualche giorno prima cercava di creare un ponte fra Pd e M5S sostenendo che solo insieme è possibile creare un’alternativa alla coalizione di centrodestra. E allora cosa è cambiato? Per trovare una risposta bisogna fare un passo indietro. Tre giorni fa a Roma Stefano Bonaccini ha radunato decine di parlamentari della sua corrente «Energia popolare», coordinati da Simona Malpezzi al Senato e da Piero De Luca alla Camera. Una riunione per chiedere fondamentalmente due cose: essere più chiari sulla politica estera ed essere meno titubante di fronte agli attacchi di Conte. Sul primo punto la corrente non corrente, loro preferiscono chiamarsi «area culturale», vorrebbe una linea più netta sia sugli aiuti a Kiev che sul conflitto israelo palestinese dove la segretaria oscilla continuamente, cercando di mediare, fra la posizione di chi vorrebbe più aiuti a Gaza e chi sostiene le ragioni di Israele.

 

Poi c’è la questione Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle non è mai stato troppo convinto di un apparentamento col Pd, per paura di essere fagogitato, pur sapendo che da soli i grillini non potranno mai riuscire a sconfiggere la coalizione di centrodestra. E così dopo un primo momento in cui sembrava richiamato dalle sirene del campo largo ha deciso di passare all’attacco facendo di tutto per marcare le differenze fra il Movimento e il Partito democratico. Una strategia offensiva che Schlein non si aspettava e che l’ha trovata impreparata. Dopo un primo momento di smarrimento la segretaria ha optato per una strategia neutrale, della serie «tu mi attacchi, ma io ti ignoro».

 

Evidentemente una strategia che non è piaciuta a molti all’interno del partito ed ecco spiegato questa nuova strategia offensiva della leader dem. Insomma sembra che il partito si stia attrezzando per il post Schlein in caso di una debacle alle elezioni europee. Anche se non è ben chiaro quale percentuale dovrà prendere la segretaria per rimanere in sella al Nazareno. Questa estate sembrava che la quota salvezza fosse stata fissata sopra il 20% poi in realtà in molti hanno iniziato a dire che già raggiungere il 20% basterebbe. In questo senso la candidatura della leader alle elezioni, sconsigliata da molti, potrebbe essere un buon viatico per salvarsi. L’ultimo a sconsigliarle di candidarsi alle europee è stato Francesco Rutelli. «Mi sembra giusto quello che ha detto Prodi: chi si candida e chiede il voto, è giusto che poi mantenga l’impegno con gli elettori» ha detto l’ex sindaco di Roma a Un giorno da pecora. Ovviamente se Schlein decidesse di candidarsi dovrebbe riuscire a fare incetta di preferenze perché in caso contrario immaginarla ancora alla guida del Pd diventa difficile. Vedremo cosa succederà. Nel frattempo i «bonacciniani» stanno pensando di organizzare due convention prima delle elezioni europee: una a Milano e una al sud, probabilmente, a Napoli.

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