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Giustizia, ora le toghe indicano il salario minimo: la sentenza è un caso

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Gabriele Imperiale
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La Cassazione fissa il salario minimo, mentre in Parlamento non se ne parla nemmeno. Tutto a causa di una sentenza della Suprema Corte che sta facendo discutere. Andiamo con ordine: 8 dipendenti di una cooperativa che si occupa di vigilantes e portineria considerano troppa la distanza tra la contrattazione collettiva del loro settore e l’articolo 36 della Costituzione e perciò si appellano ai magistrati.  In primo grado il giudice prende le parti dei dipendenti e afferma la violazione della nostro carta costituente e dell’articolo 36 che recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. La Corte d’Appello però ribalta tutto in secondo grado. 

 

Alla fine ci pensa la Cassazione, dando nuovamente ragione ai dipendenti della cooperativa. Fin qui nulla da eccepire. La Suprema Corte però nella sua sentenza dice anche altro con i togati che vestono i panni da parlamentari: un magistrato può individuare un “salario minimo costituzionale”, scavalcando il lavoro di Camera e Senato, e imponendosi persino sul contratto collettivo. 

 

Tanto è bastato alle opposizione per esultare e per gridare vittoria:  Elly Schlein è la prima a parlare “arriva dalla Cassazione, con una sentenza storica, una indicazione che conferma la necessità e l'urgenza di stabilire un salario minimo secondo i principi stabiliti dalla Costituzione”. Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle non sono da meno: “questa pronuncia segna un cambio di passo decisivo, perché dice a chiare lettere che da sola la contrattazione collettiva non può bastare”. Anche Azione con Carlo Calenda si dice entusiasta: “con la sentenza che conferma la necessità di un salario minimo legale, la Cassazione è arrivata dove invece fino a ora il governo ha temporeggiato”.

Di parere opposto il governo e la maggioranza di centrodestra, secondo cui la decisione della Cassazione potrebbe rivelarsi invece un boomerang sociale. Il premier Giorgia Meloni ha già chiarito la posizione sua e dell’esecutivo: sul salario minimo bisogna aspettare il parere richiesto al CNEL – il cui lavoro secondo il ministro del Lavoro Marina Calderone è “a buon punto”-  e in queste fughe in avanti dei magistrati c’è il rischio concreto che gli stipendi alzati siano meno rispetto a quelli abbassati.

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