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Migranti, Tajani: aiutiamo la Tunisia o il Mediterraneo finirà islamizzato

Gianni Di Capua
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«Preparerò un decreto flussi triennale per accogliere in Italia migranti stranieri che possano venire a lavorare nel nostro Paese e che possano trovare un posto di lavoro nell’agricoltura e nell’industria con tutele sanitarie e sindacali. Chi sarà regolare avrà tutti i diritti, siamo in grado di farne 80mila l’anno ma volendo anche di più. Questa è la strategia che abbiamo». È l’annuncio che il ministro degli Esteri ha fatto collegandosi con la Scuola di Formazione Politica della Lega, a Milano. «Noi vogliamo combattere con molta fermezza l’immigrazione irregolare - ha proseguito - che è anche oggetto di interessi economici fortissimi da parte di criminali che bisogna colpire molto duramente, e il governo lo ha fatto con il decreto che ha inasprito le pene per i trafficanti».

 

«Viviamo un periodo di grandi tensioni internazionali - ha spiegato ancora - Ci sono una serie di situazioni che spingono centinaia di migliaia di persone a spostarsi dai luoghi dove vivono. E l’Italia è il primo punto di approdo per andare verso nord. Ci troviamo ad affrontare un’emergenza spesso da soli, ma da soli non siamo in grado di affrontare una situazione attuale». Il motivo per cui l’Italia non può fare a meno degli aiuti di Bruxelles è semplice: «Noi abbiamo 7 mila chilometri di coste che rappresentano la frontiera esterna dell’Europa - ha spiegato il ministro degli Esteri - Serve un’azione di controllo delle frontiere, per bloccare le partenze dai Paesi di origine, far crescere il continente, sconfiggere le cause che portano all’immigrazione illegale».

 

Il problema più grosso, ora, è la situazione esplosiva della Tunisia, diventato il nuovo Paese dal quale partono centinaia di imbarcazioni cariche di migranti. «Non possiamo abbandonare la Tunisia - ha detto ancora alla platea Antonio Tajani - perché se cade questo governo, rischiamo di avere i Fratelli Musulmani dentro casa. Non possiamo permetterci una islamizzazione del Mediterraneo. Ecco perché occorre agire subito». Il motivo di tanta preoccupazione è semplice, il Paese africano è sull’orlo del collasso finanziario. «Stiamo lavorando perché il fondo monetario internazionale e la banca mondiale diano soldi alla Tunisia - ha continuato il ministro - Noi abbiamo fatto una proposta: diamo una prima tranche di fondi, vediamo se fanno le riforme e allora diamo una seconda tranche, e così via. Occorre investire di più in Africa. Non possiamo lasciarla alla presenza della Cina e della Russia. Abbiamo il dovere politico di essere più presenti nel continente, sia come Italia che come Ue, serve un grande piano Marshall per essere davvero di aiuto e favorire la crescita».

 

Il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli sottolinea invece le iniziative del governo: «Meloni, in tre mesi, ha gettato le basi per un cambiamento copernicano innanzitutto nella considerazione dell’Europa nei confronti dell’Italia, che finora era stato trattato come una sorta di Stato "cameriere" degli altri Paesi; in secondo luogo, è stato aperto un focus sulla rotta del Mediterraneo come problema Europeo e sulla necessità di sostenere Paesi come la Tunisia e la Libia a loro volta invasi dai migranti». 

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