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Emergenza migranti, il ministro Matteo Piantedosi: cambio di passo grazie a Meloni

Adriano Bonanni
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Il «cambio di passo c’è stato» sul tema dei migranti e soprattutto «per merito di Giorgia Meloni». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante il suo intervento alla scuola di formazione politica della Lega, intervistato dal condirettore di Libero Pietro Senaldi. «Ora il tema è tornato al primo posto dell’agenda europea - ha sottolineato - e bisogna dare atto a Giorgia Meloni del grande merito che ha». Poi l’invito «all’Europa e ai paesi che incrociano principalmente questo tema» a «fare qualche passo in più verso l’inevitabile egoismo dei movimenti secondari secondo la regola di Dublino». «Noi, la presidente Meloni in primis, stiamo con forza facendo capire in sede europea che il migliore modo per combattere i movimenti secondari dei migranti irregolari sia ridurre i movimenti primari: meno gente arriverà in Italia, meno gente tenterà di valicare altri confini» ha spiegato il ministro. «Noi non arretreremo rispetto a un auspicio di mettere sotto controllo il fenomeno migratorio» anche perché «si rischia un incremento della criminalità non tanto per l’arrivo degli stranieri, ma per gli arrivi incontrollati che sono il brodo di coltura in cui attecchiscono organizzazioni criminali».

 

 

 

La premier Giorgia Meloni non è tornata dal Consiglio europeo a mani vuote come sostengono le opposizioni, piuttosto «bisogna conoscere i meccanismi di quei contesti, non si esce con una soluzione che viene messa in campo il giorno dopo», ha detto ancora Piantedosi sottolineando che sul tema dei migranti, oggi, «il problema principale è con la Tunisia. La difficoltà però è che in quel Paese, per situazioni interne, spesso cambiano gli interlocutori. Io ci sono già stato, ma ora dovrò tornarci, con la commissaria europea, intorno alla terza decade di aprile». «Probabilmente - avverte il ministro - saranno con noi anche i ministri degli Interni francese e tedesco. L’obiettivo è quello di offrire alla Tunisia una collaborazione volta a frenare le partenze e fare in modo di facilitare la riammissione delle persone in quel Paese. Certo, bisogna vedere quale sarà la postura degli altri Paesi europei, ma sono convinto che in questo modo potremmo dare anche l’idea di una compensazione di aiuto». In ogni caso, conclude, «arrestare i flussi deve essere la prima azione che dovrà essere discussa». 
 

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