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I migranti ce li manda la Russia. Crosetto accusa la Wagner: “Guerra ibrida”

Pietro De Leo
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C’è una leva geopolitica a muovere l’enorme afflusso di migranti verso l’Italia. Rischi tangibili circa il movimento indotto di masse umane verso l’Europa come elemento destabilizzante erano già stato prefigurati all’inizio dell’invasione in Ucraina. La Russia, infatti, è uno dei «nuovi attori» egemonici nel continente africano, che divide il primato del protagonismo con la Cina. La Wagner, società privata paramilitare russa guidata da un imprenditore tra i più vicini a Putin, Evgenij Prigozhin, oltre ad essere attiva nell’Ucraina Orientale ha avuto un ruolo anche nei rivolgimenti politici nella fascia del Sahel. E dunque, di fronte a nuovi, drammatici numeri sugli arrivi in Italia (dal primo gennaio alla giornata di ieri, dati del Viminale, è stata toccata quota 20.017, oltre tre volte gli arrivi dello scorso anno, 6.152 nel periodo omologo). Di un collegamento tra gli sbarchi e l’eventualità di una iniziativa russa per propiziarli si parla esplicitamente anche nel governo al termine della riunione a Palazzo Chigi tra il premier Meloni, i vertici dell’Intelligence e i ministri Crosetto, Piantedosi, Tajani e Salvini, questi ultimi due in videocollegamento. Il ministro degli Esteri sottolinea che «molti migranti arrivano da aree controllate dal gruppo Wagner. Non vorrei ci fosse un tentativo di spingerli verso l’Italia». Posizione analoga esprime il titolare della Difesa Guido Crosetto: «Mi sembra che oramai si possa affermare che l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio, che parte dalle coste africane sia anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la divisione Wagner, mercenari al soldo della Russia, sta attuando, utilizzando il suo peso rilevante in alcuni Paesi africani».

 

 

E sposta, Crosetto, l’attenzione su Alleanza Atlantica e Ue: «Ue, Nato e Occidente sarebbe opportuno capissero che anche il fronte sud europeo sta diventando ogni giorno più pericoloso. Dovrebbero prendere atto che l’immigrazione incontrollata e continua, sommata alla crisi economica e sociale, diventa un modo per colpire i Paesi più esposti, in primis l’Italia, e le loro scelte geostrategiche, chiare e nette». Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner, risponde con un audio su Telegram: «Non abbiamo idea di cosa stia accadendo in merito alla crisi dei migranti, ma noi non ce ne occupiamo», ha detto Prigozhin, utilizzando poi per l’esponente del governo italiano il termine russo «Mudak», un pesante insulto. La disperazione come arma. Espediente cinico già visto, purtroppo. Dalla Turchia di Erdogan alla Bielorussia di Lukashenko fino alla Cirenaica di Haftar. Alzare il prezzo con moneta umana.

 

 

Che l’Africa sia al centro di tutto questo lo ha confermato anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «In questi giorni siamo stati accusati di cose raccapriccianti, ma la mia coscienza è a posto. Forse sarebbe più facile mettere la testa sotto la sabbia - ha detto presentando il libro di Padre Antonio Spadaro - lasciare che siano dei mafiosi a decidere chi deve arrivare da noi, lasciare che arrivi da noi solo chi ha soldi per pagare quei mafiosi, lasciare che in Africa continuino a prendere piede i mercenari della Wagner e i fondamentalisti». Alla riunione di ieri a Palazzo Chigi si è parlato anche di un coordinamento maggiore per la sorveglianza marittima per individuare i barconi che trasportano i migranti in acque extraterritoriali. Coinvolgendo, dunque, la Marina Militare.

 

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