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Maternità surrogata reato internazionale, il governo accelera

Dario Martini
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Il centrodestra risponde compatto all’offensiva di piazza del Partito democratico. Inizierà tra domani e giovedì l’iter in commissione Giustizia alla Camera per l’esame della proposta di Fratelli d’Italia per far diventare reato internazionale la maternità surrogata o, come viene anche chiamata, l’utero in affitto a cui ricorrono coppie omosessuali o eterosessuali che non possono avere figli. La maggioranza si presenta unita dal momento che, come ha spiegato il presidente della commissione, Ciro Maschio, al testo di FdI «è stato abbinato anche quello della Lega», in attesa di quello preannunciato da Forza Italia.

I principali partiti della coalizione puntano allo stesso obiettivo: estendere anche all’estero il divieto già vigente nel nostro Paese. La prima firmataria della proposta di legge di FdI è la deputata Carolina Varchi, che si mostra molto ottimista: «Per il centrodestra c’è quindi una posizione corale, unanime, per rendere la maternità surrogata un reato universale».

 

Un testo praticamente identico è stato presentato anche a Palazzo Madama, proposto dai senatori Lucio Malan e Isabella Rauti. Ecco qual è la soluzione individuata nel progetto di legge alla Camera: applicare il reato attualmente vigente solo all’interno dei confini nazionali anche allo stesso fatto commesso da cittadini italiani all’estero. Cosa si rischia? La legge di riferimento è la n.40 del 19 febbraio 2004, che all’articolo 12, comma 6, prevede la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro per chi «realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità».

Per i deputati di FdI che hanno presentato il provvedimento, la maternità surrogata è definita un «esempio esecrabile di commercializzazione del corpo femminile e degli stessi bambini nati attraverso tali pratiche che sono trattati alla stregua di merci». Viene ricordato anche si tratta di un vero e proprio business sulla pelle delle donne. Viene fatto l’esempio dell’India, uno dei Paesi principali dove si ricorre a questa pratica, dove le pseudo volontarie che prestano il loro utero vengono attirate da prezzi che vanno da 25mila a 30mila dollari a gestazione. Mentre negli Stati Uniti il compenso può salire addirittura fino a 50mila euro. «Tutto ciò dimostra come la "favola" della madre che generosamente presta il proprio corpo a una donna che non riesce a sostenere la gestazione sia lontana dalla realtà- si legge nella proposta di legge del partito di Meloni - mentre la verità è che si tratta di un banale mercimonio di madri e di bambini».

 

Anche il gruppo parlamentare di Noi Moderati ha firmato una proposta di legge simile, presentata ieri, che modifica l’attuale normativa della prestazione medicalmente assistita allargando le sanzioni anche a chi si reca all’estero per sfruttare il cosiddetto utero in affitto. Come si vede, l’obiettivo è lo stesso che si prefiggono le altre forze di maggioranza. «Il desiderio di mettere al mondo una nuova vita - dicono dal gruppo Noi Moderati- può essere supportato da terapie mediche, ma nella consapevolezza e nel rispetto dei diritti di ogni individuo coinvolto ed in particolare del nascituro, che rappresenta il diritto prevalente. Il divieto di maternità surrogata non fornisce tutele a soggetti coinvolti all’estero, in particolare a donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo. Per questo vogliamo introdurre la punibilità del reato anche quando lo stesso sia stato commesso in un Paese straniero»

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