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Rai, il governo deve imparare da Annunziata come si difendono le posizioni

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È bastato l’intercalare più abusato nel nostro lessico quotidiano per accendere il dibattito sull’informazione militante in Rai e sul tema dell’utero in affitto che è la vera questione aperta. Il problema non è lo sfogo di Lucia Annunziata e la sua militanza anche perché è nota da tempo e lei non ne fa mistero. Dico pure che preferisco il giornalismo militante (io lo sono) a quello fintamente imparziale che gioca sui colori pastello del day time oppure alla costruzioni di trasmissioni fortemente politiche con l’abito dell’intrattenimento (ogni riferimento a Coletta è voluto).  La Annunziata ha ingaggiato il suo duello verbale con la Roccella scaldandosi così tanto che le è scappata pure la parolaccia più usata. Non doveva farlo? Ma chi se ne frega!

 

Non doveva farlo in Rai? Ma sono anni che in Rai quel tipo di giornalismo militante s’allarga. Il tema - e ne parlo perché so - piuttosto è che il centrodestra non ha saputo difendere le posizioni quando ne aveva l’occasione perché si sente sempre accerchiato e quindi vuole trasmissioni asservite condotte da giornalisti che non disturbino il manovratore, e quando si tratta di difendere la radicalità del messaggio politico i dirigenti d’area sono i primi a calar le braghe perchè hanno paura della rassegna stampa. In Rai non ci sono più contenitori conservatori perché prevale il modernismo liquido, né ci sono conduttori con una idea politica forte se non quelli che c’erano prima; e così tutte le volte al centrodestra non resta che bussare alla porta di chi c’è: se va bene apre Bruno Vespa, se va male apre la Annunziata o Fabio Fazio. Poi ci sono i «gommosi» che dirigono il telegiornale tipo la Maggioni. Il vero potere infine è nelle mani dei capi delle macroaree: cosa aspetta il governo a fare quello che hanno fatto tutti?

 

Dall’utero in affitto alla riforma fiscale, dall’intelligenza artificiale ai danni che l’Europa ci infligge, dall’immigrazione al mondialismo, l’elenco delle questioni su cui le tesi del centrodestra e più in generale dei conservatori devono avere spazi culturali e di giornalismo militante non mancano. Purtroppo manca chi è in grado di difendere la mattonella, perché teme cinque giorni di fila di articoli contro. Sbraitare contro Sanremo per cinque giorni e poi lasciare che agenti e società di produzione esterne continuino ad occupare i palinsesti della Rai è la classica azione sbagliata perché dopo le polemiche di rito, in viale Mazzini non cambia nulla.

 

Allora alla fine fa bene Lucia Annunziata a fare del suo spazio un luogo di scontro politico. Ed è inutile prendersela con lei quando poi un importante governatore di centrodestra, Luca Zaia, apre ai centri per cambiare sesso. Perché allora sono io che dico: ma che cazzo fa questo?!

Generare confusione e smontare le identità è la grande sfida mondialista che si avvale della liquidità social con cui sta compiendo un lavaggio del cervello spaventoso: difendere la posizione per il centrodestra sarà sempre più difficile soprattutto quando chi viene mandato in Rai ha paura delle idee che dovrebbe rappresentare. 

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