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“Maternità surrogata peggio della pedofilia”. Bufera su Mollicone, ma chiarisce: parole distorte

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Il dibattito tra maggioranza e opposizione sul tema della maternità surrogata si infiamma. Ad innescare la miccia sono state le parole del deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura, Federico Mollicone, che intervenendo alla trasmissione Omnibus su La7 ha definito la pratica - illegale in Italia - «un reato grave, più grave della pedofilia». Parole che hanno immediatamente sollevato le fortissime polemiche dalle opposizioni. Secondo il Movimento 5 stelle, l’uscita di Mollicone altro non è che un tentativo di «spostare il focus del dibattito sulla maternità surrogata per non ammettere che stanno discriminando bambini in carne e ossa negandogli dei diritti che in altri Stati sono ampiamente riconosciuti - spiegano le parlamentari pentastellate Chiara Appendino e Alessandra Maiorino -. Sarebbe il caso che anche a destra, in un sussulto di dignità, si prendessero le distanze dalle parole a vanvera di Mollicone». 

 

 

La maternità surrogata, più comunemente nota come «utero in affitto», è una pratica attualmente non consentita in Italia, con una pena che va da 3 mesi a 2 anni di reclusione e una multa da 600mila a 1 milione di euro, ed avviene quando una donna porta avanti una gravidanza per conto di un’altra coppia di aspiranti genitori. La proposta di legge di Fratelli d’Italia, a firma di Isabella Rauti e Lucio Malan, prevede che essa venga considerata reato anche se effettuata all’estero, al fine di contrastare il cosiddetto «turismo procreativo». Anche dal Pd sono giunte aspre critiche al presidente della commissione Cultura. Alessandro Zan, deputato dem promotore del primo registro anagrafico italiano delle coppie di fatto, aperto anche a coppie omosessuali, ha denunciato «la volontà della destra di criminalizzare le famiglie arcobaleno e la comunità Lgbtqia+, una vera e propria campagna d’odio per inquinare il dibattito con fake news vergognose». Per Zan, le frasi di Mollicone sono «abominevoli» e da esse «Giorgia Meloni deve prendere le distanze». 

 

 

Nel corso della giornata, Mollicone ha chiarito la sua posizione, specificando che la sua era «una valutazione morale e non giuridica». «Sono reati giuridicamente non comparabili - ha detto il presidente della Commissione Cultura alla Camera -. Non dobbiamo paragonarli. Il mio pensiero è stato distorto. Era riferito a chi, specialmente nel Sud del Mondo in maniera criminale organizza interi capannoni di madri surrogate, per speculare sulla vendita della vita come merce». «Non certo agli uomini e alle donne che accettano, per una fraintesa necessità di genitorialità, qualsiasi compromesso pur di avere un figlio» la chiosa dell’esponente di FdI per chiudere ogni tipo di polemica.

 

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