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Firenze, la preside che ha scritto a Valditara fece le primarie del Pd

Christian Campigli
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Una lettera impropria, faziosa e poco consona al fondamentale ruolo al quale dovrebbe, al contrario, assolvere. La comunicazione numero 197 redatta dal preside del liceo scientifico Leonardo da Vinci, la dottoressa Annalisa Savino, continua a far discutere. Esaltata come il fulgido esempio dell'antifascismo militante da parte dei dirigenti del Partito Democratico, bollata come un atto strumentale dal Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Valditara e da tutto il centrodestra. Ieri pomeriggio il deputato della Lega, Rossano Sasso ha scovato, negli archivi online di Botteghe Oscure, un'interessante primizia.

 

«A chi mi contesta il fatto che la preside non sia del Pd, agevolo questo screen da cui si evince la sua militanza e candidatura alle primarie dem di qualche anno fa. Se volete candidarla fate pure, ma non può utilizzare la scuola per le sue tribune politiche». Una realtà alternativa, che pone su un piano completamente diverso l'intera vicenda. Non vi è nulla di male ad essere un simpatizzante del Pd. E nemmeno a presentarsi alle liste regionali toscane nel congresso del 2009 nella circoscrizione di Empoli – Scandicci. Ma se quelle idee, ovviamente di parte, vengono diffuse da una cattedra di una scuola pubblica si crea un corto circuito davvero pericoloso.

 

Perché, è bene ricordarlo, Annalisa Savino non aveva solo parlato del fascismo in termini storici. Ma come di un pericolo attuale. Aggiungendo una considerazione davvero sgradevole. «Chi decanta il valore delle frontiere, continuando ad alzare muri va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura». Parole che potrebbero apparire eccessive persino per un politico di sinistra. Che sono assolutamente fuori luogo se si svolge il difficile compito di presidente di una scuola superiore. Nella missiva si allude a come sia nato il fascismo: «Ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti».

 

In pratica, oltre a sentenziare che i fatti di sabato avrebbero una sola matrice, si mette sullo stesso piano l'ideologia del Ventennio e la difesa dei confini nazionali. Facendo un pericoloso parallelismo con l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Nel frattempo, le indagini vanno avanti e, secondo alcune indiscrezioni, la Procura sarebbe intenzionata a non contestare l'aggravante politica. Una decisione che, se confermata, potrebbe trasformare il capo di accusa da violenza privata a rissa. Nessuna aggressione, nessuna spedizione squadrista quindi. Ma una violenta e deprecabile scazzottata in mezzo ad una strada trafficata. 

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