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Superbonus, barricate delle opposizioni. Ma Meloni non cede

Pierpaolo La Rosa
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Continuano le polemiche relative allo stop del governo allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti fiscali legati al superbonus 110% e agli altri bonus edilizi. «A questo punto, se l’esecutivo non cambierà posizione tornando sui propri passi e aprendo anche un tavolo di confronto con le organizzazioni dei lavoratori, come Fillea Cgil metteremo in campo tutte le necessarie azioni di mobilitazione, compreso lo sciopero generale di tutta la filiera delle costruzioni», minaccia il segretario generale del sindacato delle costruzioni della Cgil, Alessandro Genovesi, secondo il quale «questo è un attacco del governo senza precedenti alle imprese più serie, ai lavoratori del settore e alle famiglie più in difficoltà». L’Associazione bancaria italiana e l’Associazione nazionale costruttori edili, in una nota congiunta, invocano «una misura tempestiva che consenta immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche». A lanciare un grido di allarme sono pure Confedilizia e Cna. Per la Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni e la manutenzione (Finco), «una simile misura avrà (speriamo di poter dire avrebbe) ripercussioni gravi e purtroppo durature sull’assetto di migliaia di imprese che già hanno i cassetti fiscali pieni ed i conti correnti vuoti. Le conseguenze si faranno pesantemente sentire anche sul consumatore, sia singolo che condominiale. Cosa paradossale, tenuto conto che la misura è nata soprattutto per tale categoria, generando legittime aspettative, oltre che impegni concreti, messi ora in discussione».

 

 

La preoccupazione, dunque, è molta, tanto che le associazioni del settore già dopodomani incontreranno il governo a palazzo Chigi. Le opposizioni, intanto, attaccano l’esecutivo, con qualche eccezione. «Le promesse della campagna elettorale rimangiate una dopo l’altra. Incoerenza e pavidità, a danno di famiglie e imprese», osserva sui social il presidente del M5S, Giuseppe Conte, che posta un tweet di Giorgia Meloni, in occasione della campagna elettorale per le ultime elezioni Politiche, in cui si leggeva: «Pronti a tutelare i diritti del superbonus e a migliorare le agevolazioni edilizie. Sempre dalla parte delle imprese e dei cittadini onesti che si danno da fare per far crescere e migliorare l’Italia». M5s che, non pago, parla addirittura di «furia devastatrice» da parte del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. «Il governo si sta assumendo una responsabilità gravissima. Stanno volutamente mettendo in crisi migliaia di imprese, che rischiano di fallire, famiglie che hanno investito, e a rischio posti di lavoro. Lo Stato non può tradire così la fiducia dei cittadini», accusano dal canto loro i parlamentari del Pd Ilenia Malavasi, Graziano Delrio e Andrea Rossi.

 

 

Si distingue, nell’ambito delle opposizioni, il segretario di Azione, Carlo Calenda, che condivide le dichiarazioni di Giorgetti. «Ha ragione nell'importo, perché il totale dell'importo dei bonus (non solo il 110%) ha generato una spesa di 120,1 miliardi di euro, una roba con cui metti a posto la sanità per 15 anni. La cosa del superbonus è stata fatta in modo del tutto scellerata». L’esecutivo difende con convinzione le nuove misure. «Oggi ci troviamo in una situazione che dobbiamo riparare, lo si sta facendo, ed è emersa la volontà del governo di affrontare il tema, tenendo conto che quello che è accaduto è, economicamente e finanziariamente, irragionevole e pericoloso», le parole del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Ma Forza Italia si smarca. Il responsabile del dipartimento Casa del partito, il senatore Roberto Rosso, afferma: «Va evitato un voto di fiducia sul provvedimento e bisogna studiare modifiche che vadano nella direzione di tutelare i meno abbienti e dare certezza alle imprese e ai condomìni - dice a LaPresse - Sono sicuro che il governo e il ministro Giorgetti voglia confrontarsi. C’era una situazione spiacevole nei conti rispetto alla quale bisognava intervenire, ma sono certo che ci saranno spazi per modificarlo».

 

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