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Soumahoro trascina Fratoianni nel fango. Ora lo scandalo travolge Sinistra italiana

Dario Martini
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Lo scandalo che ha investito Aboubakar Soumahoro travolge anche il suo partito. A finire nell'occhio del ciclone è il segretario stesso, Nicola Fratoianni. Dieci dirigenti di Sinistra italiana lo accusano di aver candidato il paladino dei braccianti nonostante gli fosse stato segnalato che puntare su quel nome sarebbe stato molto pericoloso. Da tempo, infatti, giravano voci sulle presunte irregolarità delle coop attive nell'accoglienza dei migranti gestite dai suoi familiari.

 

L'inchiesta della Procura di Latina sulla cooperativa Karibu, gestita dalla suocera di Aboubakar in cui ha lavorato anche la moglie Liliane Murekatete, quindi non è stato del tutto un fulmine a ciel sereno. Ovviamente, Fratoianni non poteva avere idea che ci fosse un'indagine aperta. «Nessuno mi aveva parlato di ipotesi di reato», spiega in un'intervista a La Repubblica. Ma ammette: «A ridosso della campagna elettorale mi fu raccontato dalla senatrice Elena Fattori (una dei dieci dirigenti del partito che oggi lo accusano, ndr) di una sua ispezione, fatta credo nel 2019, in una cooperativa di Latina in cui erano state riscontrate situazioni non positive».

 

Il segretario dice che Fattori si limitò a raccontargli di «strane voci», senza che ci fossero «elementi di certezza» a supporto. Così, in accordo con Angelo Bonelli dei Verdi, decisero di candidare Soumahoro. Fattori, invece, dà un'altra versione. Sentita ieri dal Corsera, racconta: «La dirigenza di Sinistra italiana sapeva, li avevo avvisati io. Ho visitato la cooperativa Karibu durante un giro di centri per richiedenti asilo che ho fatto quando ero con i Cinque Stelle. Non sapevo nemmeno che fosse tenuta dalla suocera di Soumahoro, me lo ha detto lei quando mi ha accompagnato nella visita. Era sporca, fatiscente, c'era la muffa, mi dissero che la caldaia funzionava male. Ne ho viste tante di strutture ma quella è la peggiore, in mezzo al nulla com' era. Per questo segnalai la struttura anche al sottosegretario all'interno Gaetti».

 

Gli altri nove dirigenti che con Fattori hanno inviato una lettera ai vertici di Sinistra italiana sono Edoardo Biancardi, Stefano Ciccone, Sandro Fucito, Claudio Grassi, Alessia Petraglia, Serena Pillozzi, Antonio Placido, Silvia Prodi, Roberto Sconciaforni. In questa missiva contestano il fatto che la segreteria fosse «perfettamente a conoscenza» di tutto quanto, dal momento che aveva ricevuto un'altra segnalazione da alcuni dirigenti pugliesi del partito. In Puglia, infatti, si svolge l'attività principale della Lega dei braccianti, il sindacato con cui Soumahoro conduce le sue battaglie. In questi giorni si stanno moltiplicando le denunce dei suoi ex collaboratori, che lo accusano di aver trattenuto per sé i proventi delle donazioni che sarebbero dovute servire ad aiutare i migranti. Occorre precisare che si tratta di accuse tutte da dimostrare. In merito a questa situazione ci sono anche le parole durissime del responsabile locale della Caritas, don Andrea Pupilla, il quale accusa Soumahoro di non aver mai fatto gli interessi dichi lavora nei campi. Il parroco racconta anche di aver cercato di avvertire Fratoianni quest' estate, ma il segretario della Sinistra ribatte che i suoi messaggi non gli sono mai arrivati. E minimizza quanto accade sul fronte pugliese: «Si tratta di conflitti intersindacali, tra gruppi etnici, sulle modalità di concepire il lavoro in zone difficilissime come quelle». Ma mai ci sono state «segnalazioni di reato». Chissà se queste spiegazioni placheranno l'insurrezione interna al partito. 

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