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“Nessun pentimento, ma zone d'ombra”. Bastone e carota di Fratoianni con Soumahoro

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Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, non è pentito di aver candidato Aboubakar Soumahoro in Parlamento alle elezioni dello scorso 25 settembre. «No - dice in un’intervista a La Repubblica - perché la sua scelta è stata fatta pensando che quei temi, la lotta al caporalato, lo sfruttamento dei migranti, quelle battaglie sono essenziali per una forza come la nostra. E lo penso anche oggi. Sebbene non mi sfugga che il problema adesso è come sostenere e proteggere le lotte e le ragioni di chi quotidianamente le porta avanti dalle ripercussioni di questa vicenda. Ragioni e lotte che restano al centro della nostra iniziativa politica». 

 

 

Il leader di SI si difende dalle accuse degli altri militanti del partito: «Nessuno mi aveva mai parlato di ipotesi di reato. nessuno mi ha mai parlato di sfruttamento o lavoro nero, se fosse accaduto avrei posto il problema. Attorno a Soumahoro, come capita a tanti personaggi pubblici, c’erano giudizi positivi ma anche polemiche riguardo a un suo eccessivo protagonismo personale nelle lotte sui migranti. Ma, ripeto, mai nessuno mi ha posto questioni di natura penale come quelle che stanno emergendo a Latina, a carico della sua famiglia». 

 

 

Quanto alle spiegazioni del sindacalista divenuto deputato - e che si è autosospeso dopo l’inchiesta che ha coinvolto i suoi congiunti - osserva che lo hanno convinto «sino a un certo punto. Credo che ci siano ancora delle zone d’ombra da chiarire ed è quello che noi gli abbiamo chiesto di fare. Nel merito, punto per punto, nell’interesse suo, di chi lo ha votato, della dimensione collettiva di cui fa parte. Autosospendersi è stato giusto, il resto dipende da lui».

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