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L'ipocrisia del contiano Bettini: era un ultrà di Renzi ma ora ritratta

L'attacco al rottamatore nell'ultimo libro di Goffredo. Che, però, qualche anno fa diceva l'esatto contrario

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Il cambio di cavallo è uno sport antico nel Partito democratico. Dove tutti sono pronti a salire sul carro del vincitore salvo scenderne al momento opportuno e sostenere senza vergogna la propria "verginità".

Non è immune a questa tendenza Goffredo Bettini, ora super tifoso del leader grillino Giuseppe Conte e in passato, però, infatuato da un leader assai diverso, Matteo Renzi. Fascinazione, però, che ora Bettini riduce a semplice curiosità o sostegno prudente.

Queste, per lo meno, sono le parole che l'esponente romano verga sulla sua ultima fatica letteraria. Ma a mettere in luce tutte le sue palesi contraddizioni è un velenosissimo corsivo di Mattia Feltri su La Stampa: "Ho letto le prime sei righe, dove dice molto male di Matteo Renzi col quale, ammette, fu tuttavia «benevolo», per quanto «con prudenza» e «mantenendo una marcata autonomia»" scrive Feltri. Che poi mette in fila le reali dichiarazioni di Bettini su Renzi all'epoca della "rottamazione": "«La sola proposta propulsiva, credibile, combattiva è Matteo Renzi» (aprile '13); «si vince innovando, Renzi è l'innovazione» (giugno '13); «Renzi premier? Lo voterei subito» (luglio '13); «il giorno dopo che Renzi avrà vinto le primarie, cambierà la politica italiana» (luglio '13); «mettere Renzi alla gogna è autodistruttivo per il Pd» (luglio '13); «la premiership più capace è quella di Renzi» (luglio '13); «ha ragione Renzi, il governo Letta non può durare» (luglio '13); «Renzi è la nostra e vera unica risorsa per dare un governo democratico all'Italia» (luglio '13); «Renzi è innovativo, dinamico, popolare. I giovani del Pd lo sostengano» (settembre '13); «Renzi ha straordinariamente rimesso in moto la politica italiana e ridato una speranza al Paese» (maggio '14); «la resistenza a Renzi nel Pd è avventurosa e arriva da leader del passato» (aprile '15)".

Altro che prudenza, insomma, Bettini era totalmente innamorato di Renzi. E Feltri non può che concludere: "Se servisse, negherebbero pure il nome della madre".

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