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Renzi si mangia il Pd. "Partito finito", pronto a intercettare gli 'amici dem'

Pietro De Leo
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Da «Enrico stai sereno» a, in pratica, «Enrico sotto un treno». Non perde l'occasione Matteo Renzi, leader di Italia Viva e fondatore del Terzo Polo, per rigirare il coltello nella piaga dei dem dopo la debacle elettorale. E così, durante un evento milanese, osserva: «Enrico Letta ha consegnato il Paese a Giorgia Meloni, e questo è un dato di fatto. Può piacere o meno, ma basta fare i conti». E aggiunge: «I grandi amici di Enrico sanno che è andata così perché ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare. Un abbraccio a tutti gli amici del Pd che ci hanno creduto, se vogliono continuare l'accanimento terapeutico facciano pure, noi siamo il futuro, siamo Renew Europe», dice l'ex Presidente del Consiglio. Che è molto perentorio sul futuro dei dem: «Il Pd per come l'abbiamo conosciuto è finito: questione di mesi e il congresso lo chiarirà definitivamente».

 

Tuttavia, sarebbe l'errore leggere tutto questo come mero accanimento politico di un ex segretario la cui esperienza al Nazareno finì non troppo bene. Da un lato, il leader di Italia Viva getta sì il sale sulle ferite di un Pd che, nelle fasi preliminari della campagna elettorale, lo aveva tagliato fuori da qualsiasi confronto per un'alleanza, spingendolo all'angolo di una corsa solitaria dalla riuscita impossibile, poi scongiurata in extremis solo per la rottura dell'intesa tra Calenda e il Nazareno. Dall'altro, però, Renzi lancia chiaramente un'opa, magari per re-intercettare quelle personalità della corrente Base Riformista che avevano condiviso la sua esperienza al timone del partito e del governo.

 

Per il resto, per quanto ancora il progetto del Terzo Polo sia embrionale, punta già al primato elettorale: «Insieme a Carlo Calenda lavoreremo insieme per fare di Renew Europe il primo partito alle elezioni europee del 2024. Nel frattempo, opposizione leale e rigorosa», scrive su Facebook al termine dell'incontro nel capoluogo meneghino. In cui non fa mancare strali al centrodestra per via del confronto che si è aperto tra Letizia Moratti e Attilio Fontana sul governo regionale e in vista delle candidature per il prossimo anno. «In questo momento è tutta una discussione interna: è anche abbastanza imbarazzante perché non si è mai visto un presidente di Regione litigare con il suo vicepresidente la settimana dopo che hanno vinto le elezioni politiche. Tutto ciò premesso, insieme a Carlo Calenda e agli iscritti lombardi di Azione e Italia Viva decideremo cosa fare. Per il momento mi sembra tutta una manfrina interna al centrodestra. Io credo che troveranno un'intesa».

 

In ogni caso, «noi non staremo né con il Movimento 5 Stelle e il Pd, quindi il campo largo, né con la destra». Sulla coalizione vincitrice delle elezioni di domenica scorsa, utilizza un doppio registro nel commentare il risultato a livello nazionale. Durissimo con Matteo Salvini: «La tranvata storica che ha preso la Lega fa pensare. Hanno preso quanto noi, che siamo partito un mese e mezzo prima». A Silvio Berlusconi, invece, tributa un riconoscimento: «È un highlander». A riprova che, evidentemente, i segnali di fumo di Renew Europe non sono diretti soltanto a sinistra.

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