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Elezioni 2022, i brogli sul voto dall'estero passano per il web

Gaetano Mineo
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Annunci sul web dove il nome del candidato è accostato al partito sbagliato. Inducendo l’elettore all’errore, visto che gli italiani all’estero devono indicare sulla scheda anche il nome del prescelto accanto al simbolo giusto. È l’ultimo sospetto che inquina il voto degli emigranti, in questo caso di quelli che ora vivono in Sudamerica. La denuncia arriva direttamente da Buenos Aires, dal candidato di centrodestra alla Camera, Vito De Palma, secondo cui «certi spiacevoli fatti minacciano d’infangare il buon nome della comunità e, soprattutto, di proiettare ombre minacciose su un diritto che gli italiani residenti all’estero considerano fondamentale».

In pratica, navigando sulla Rete, dopo alcune segnalazioni, il candidato di Fratelli d’Italia s’è imbattuto in una serie di notizie (pubblicate a pagamento) che riportano la sua candidatura alla Camera etichettandolo come candidato del Maie, ovvero, la coalizione opposta. La questione non è lana caprina, tenuto conto che in Argentina fare campagna elettorale non è certo facile, sia per il clima politico che si respira, ma soprattutto per la bassa densità di popolazione, la maggior parte dislocata in posti sperduti del territorio. Se a ciò si aggiunge che la circoscrizione a cui appartiene De Palma, oltre a Argentina e Venezuela, comprende altri otto paesi del Sud America, fare il «porta a porta» appare quasi impossibile. Da qui l’importanza della Rete. «Adesso spuntano fake news o pubblicità ingannevole come si preferisce - ci dice De Palma - che condizionano non poco gli elettori dato che la nostra campagna elettorale punta molto sui social». Tra l’altro, il candidato è commentatore tv della serie A di calcio italiana, trasmessa in Argentina, quindi personaggio popolarissimo, il ché, in questo caso, lo penalizza maggiormente. «Ci siamo rivolti al tribunale elettorale argentino - aggiunge - il quale sostiene che la questione non è di loro competenza. A questo punto, abbiamo inoltrato istanza a Google, ma lei capisce che quando avremo una risposta, sarà già stato fatto lo spoglio delle schede elettorali».

Per l’esponente di centrodestra, questo tipo di notizie in Rete «è una forma di broglio perché informando erroneamente del fatto che io sono del Maie, mentre sono delle schieramento opposto, l’eventuale voto di un elettore di centrodestra a me non arriverà mai». Insomma, rimane sempre viva, l’ombra degli brogli sul voto degli italiani all’estero. E oggi, sempre più di ieri, tenuto conto del numero degli elettori che continua ad aumentare perché ogni anno più di centomila italiani decidono di andare a vivere, studiare e lavorare all’estero. In cifre, negli ultimi venti anni, gli aventi diritto sono raddoppiati: al 31 dicembre scorso, sono 5.806.068. Per i truffatori, tuttavia, rimane il plico postale il boccone più ghiotto, in quanto una volta intercettato si può facilmente trasformare in voto «ufficiale». Al reale destinatario, quindi, la busta con la scheda non arriverà mai. Per non parlare di elenchi degli italiani residenti all’estero «zeppi» di novantenni e centenari. Da qui, il reale rischio sulla segretezza del voto, sancita anche dell’Articolo 48 della Costituzione. L’ultima denuncia, arriva da Andrea Di Giuseppe, capolista per il centrodestra per la Camera nella circoscrizione Nord America-America centrale, che alla Procura di Roma ha dichiarato che «su un totale di 437.802 nominativi presenti nella lista elettorale della ripartizione America settentrionale e centrale 55.490 hanno tra 70 e 79 anni, 45.441 tra 80 e 89 anni e 21.427 fino a 98 anni e 2.218 più di 99 anni». Un dato «irrealistico» se si pensa che i centenari italiani sono 17mila su 58 milioni. Lo stesso direttore generale per gli italiani all’estero del ministero degli Esteri, Luigi Maria Vignali ha affermato che al momento «ci sono state segnalazioni alla Procura per tre episodi di possibili brogli nel mondo, due in Argentina e uno in Svizzera». Il fenomeno, nei fatti, è certamente più grande.

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