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Giorgia Meloni agli alleati: “Teniamoci per mano”. Ma è scontro sullo scostamento

Daniele Di Mario
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«Teniamoci per mano». Una Giorgia Meloni «provata», ma che comunque non rinuncia «a girare l'Italia», rivolge un appello agli italiani. Ma anche agli alleati di centrodestra, dopo una nuova incomprensione con Matteo Salvini sullo scostamento di bilancio. A Genova, davanti a centinaia di persone l'ennesimo bagno di folla di questa campagna elettorale - il presidente di Fratelli d'Italia cita il Dopoguerra per descrivere la difficile situazione in cui si trova il Paese. «Nessuno governa da solo: l'Italia deve ricostruire il rapporto tra la classe dirigente e i suoi cittadini. Dobbiamo affrontare insieme la tempesta che ci sta venendo incontro, tenendoci la mano - spiega -. Non è tanto diversa la situazione dal Dopoguerra. Solo che allora non erano rassegnati, volevano ricostruire. I cittadini devono ricordarsi che non sono sudditi, ma cittadini». L'Italia è in una situazione molto difficile. Per questo Meloni chiede al governo di «dire la verità», perché la Nazione ha bisogno di una politica «che abbia l'approccio dei genitori con il proprio figlio». E allora è giusto dire che «l'Italia - spiega il leader di FdI - non è in una situazione facile nella quale trovarsi a governare. Ma proprio per questo non possiamo permetterci una politica inconcludente, che fa debito sui nostri figli. Quando mi è stato chiesto se sono pronta a governare, ho risposto che non si è mai pronti per un ruolo così importante, che ha sulle spalle la vita di milioni di persone. Chi ci andrebbe a cuor leggero? Ma questo mi ha ricordato quando sono diventata madre. Quando ti nasce un figlio, il baricentro non sei più tu, ma un'altra persona. E se fai delle scelte, che magari da piccolo non capisce, le fai per lui: non rincorri il consenso immediato, fai le cose con lungimiranza e buon senso, senza buttare i soldi. Si ragiona per priorità e a noi - sottolinea serve un approccio di questo tipo per la Nazione».

 

 

A tenere banco nel centrodestra è proprio il tema del debito pubblico, che Meloni a Genova dice categoricamente di non voler aumentare. Matteo Salvini è di opinione diversa. «Con Berlusconi e Meloni ci sentiamo un giorno sì e un giorno no perché siamo pienamente consapevoli che non sarà facile governare. Avremo tensioni sociali notevoli. Con Giorgia e Silvio - dice il segretario leghista - vado d'accordo su tutto e governeremo cinque anni. Non capisco i tentennamenti anche della sinistra nell'aiutare gli italiani a pagare le bollette della luce e del gas. Perché Meloni non dà l'ok allo scostamento di bilancio per bloccare gli aumenti dell'energia?». «C'è una valanga di cui si sente il rumore. O apriamo il paracadute adesso o tutte le nostre buone intenzioni rimarranno tali. Ci sono 881mila micro imprese a rischio e 3 milioni di posti di lavoro a rischio: un'ecatombe. La politica dovrebbe mettere al centro questo» e «con meno di 30 miliardi a debito adesso il problema non lo argini. Non è una scelta, è una necessità».

 

 

Su questo tema però c'è la chiusura netta di Fratelli d'Italia e Forza Italia. «Da qualche giorno mi sorprendono alcune dichiarazioni di Salvini, a volte più polemico con me che non con gli avversari», dice Meloni a La7. «Una sostanziale riduzione delle bollette - spiega il presidente FdI - si può fare con il disaccoppiamento del costo dell'elettricità da quello delle altre fonti energetiche. Una misura che costerebbe 3 o 4 miliardi. Il prezzo del gas è alto perché la speculazione decide di tenerlo alto, se non fermiamo la speculazione con il tetto al prezzo del gas e con il disaccoppiamento non basteranno 30 miliardi, ma ne serviranno 50, 80,100, soldi con cui indebitiamo i nostri giovani e che dovremmo regalare ai grandi speculatori. E io ci penso prima di fare una cosa del genere».

 

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