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Balneari, barricate del centrodestra. Salvini tuona: “Giù le mani dalle spiagge, ci pensa il nuovo governo”

Daniele Di Mario
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Giù le mani dalle concessioni balneari. Il centrodestra, e in particolar modo Matteo Salvini, vanno in pressing sul governo affinché, a pochi giorni dal voto, non approvi i decreti attuativi della direttiva Bolkestein contenuti nel Ddl Concorrenza. Il segretario della Lega punta i piedi contro quella che ritiene una «svendita delle spiagge italiane». Una posizione ampiamente condivisa da Fratelli d'Italia e Forza Italia. «Ritengo scorretto che a 20 giorni dalle elezioni qualcuno voglia correre coi decreti attuativi della Bolkestein perché aspettiamo che ci sia il nuovo Parlamento e il nuovo governo a occuparsene», spiega Salvini a Cattolica. «La Lega - sottolinea - si difende il lavoro italiano e romagnolo, valorizza tutto quello che le aziende hanno investito e dà la priorità a chi gestisce questa spiaggia, questo ombrellone, questo pezzo di spiaggia da tanti anni prima di vendere al miglior offerente. La Lega si metterà di traverso - conclude - contro qualsiasi accelerazione e svendita delle spiagge italiane». Una posizione che Salvini aveva rimarcato anche venerdì in un'altra località della riviera romagnola, Riccione. «Sui balneari - aveva detto il leader leghista - se inspiegabilmente Draghi e una parte del governo vogliono correre per approvare entro settembre, prima delle nuove elezioni, i decreti che riguardano le 30mila spiagge italiane, noi non lo permettiamo, perché il lavoro degli italiani è sacro. Chi fatica su quelle spiagge da una vita va tutelato e protetto». «E poi - ha aggiunto - ditemi se in un momento di emergenza economica come questo il governo non trova il tempo e i soldi per bloccare l'aumento delle bollette ma lo trova per impegnarsi a svendere le spiagge italiane. No, se ne occuperà il prossimo governo con i decreti attuativi».

 

 

La Lega è determinata a portare fino in fondo la battaglia a favore dei balneari, come spiega Monica Picca, esponente leghista di Ostia e candidata alla Camera. «Non si capisce perché il governo ancora in carica anziché fare in fretta per intervenire sul caro energia, con imprese al collasso e famiglie in sofferenza, si preoccupi invece di approvare in corsa i decreti attuativi relativi alle norme sulla concorrenza circa le nuove gare per le concessioni balneari - attacca Picca - Un problema secondario rispetto all'emergenza degli aumenti straordinari di luce e gas. Un tema su cui la Lega, con il segretario Matteo Salvini, ha già sollecitato un intervento lanciando la proposta di fissare al 4% il tetto massimo per gli aumenti. Al contempo riteniamo che l'industria della ricettività marina debba essere tutelata. In Italia le concessioni sono oltre 100mila, gli stabilimenti, in gran parte a gestione familiare, oltre 6mila e decine di migliaia sono gli addetti che lavorano presso gli stabilimenti. Il rischio quindi è mettere in ginocchio il sistema imprese, con ricadute particolarmente gravi su quei territori regionali a forte vocazione turistico-balneare». «Il governo - conclude Picca- si occupi quindi del caro energia, tema su cui anche il presidente della Repubblica Mattarella ha evidenziato un intervento necessario e urgente da parte della Ue».

 

 

Il ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia osserva come sul tema dei balneari «è ovvio che non si può procedere ora. Il termine per i decreti è il 13 dicembre. Ovviamente non è corretto intervenire ora. Il ministero del Turismo, competente in materia, non interviene». D'accordo gli altri partiti del centrodestra. Per il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Francesco Lollobrigida, procedere sulle concessioni balneari sarebbe «una forzatura incomprensibile. Dovrà essere materia del prossimo esecutivo». Sulla stessa lunghezza d'onda il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Non consentiremo in nessun modo che questa iniziativa, a pochi giorni dalle elezioni politiche, trovi attuazione e invitiamo il governo a concentrarsi sulle vere necessità degli italiani».

 

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