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TikTok, gli studenti mortificano la politica: “Siete imbarazzanti, ci prendete in giro con bugie”

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«Tra battute e giochi agli occhi degli studenti si stanno solo rendendo imbarazzanti, non ci rappresentano e non sono capaci di parlarci né tanto meno di ascoltarci, li aspettiamo il 18 novembre in piazza». L’Unione degli studenti commenta duramente l’approdo su TikTok di molti politici per fare campagna elettorale in vista delle elezioni del 25 settembre. «Il social dal loro punto di vista serve ad avvicinarsi a noi giovani, ma non abbiamo assistito a proposte concrete e reali - esordisce Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti - i giovani non si sentono rappresentati, ma piuttosto presi in giro dalla campagna elettorale superficiale, bugiarda e offensiva a cui stiamo assistendo».

 

 

«Vogliamo proposte concrete su temi come diritto allo studio, edilizia scolastica e benessere psicologico degli studenti - continua Alice Beccari, responsabile della comunicazione nazionale - che rispondano alle crisi che stiamo attraversando con prontezza e sappiano interpretare le nostre necessità. Tutto questo è possibile solo attraverso un confronto con le organizzazioni studentesche e le forme di rappresentanza di studenti e studentesse, a partire dalle piazze e dalle scuole». 

 

 

«Non resteremo a guardare il nostro futuro che si sgretola - afferma Federica Corcione, rappresentante d’istituto a Pomigliano, Campania - non resteremo ad aspettare di essere finalmente ascoltati. Ci riprenderemo gli spazi che ci sono stati tolti negli ultimi anni per garantire finalmente socialità, partecipazione e la reale rappresentanza che la politica in questo momento ci nega deliberatamente». «Il 18 novembre ci sarà lo sciopero studentesco e in tutta Italia ci riprenderemo i nostri spazi di decisionalità - conclude infine Chiesa - noi un piano di proposte lo abbiamo già da tempo, è quello del manifesto nazionale della scuola pubblica elaborato dalle studentesse e dagli studenti del paese agli Stati Generali della scuola. All’immobilismo della politica rispondiamo che vogliamo risposte concrete alle nostre rivendicazioni, ora decidiamo noi». 

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