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Elezioni, Silvio Berlusconi c'è! Il Cav si candida al Senato: “Mille euro di pensione minima”

Dario Martini
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«Berlusconi è in formissima, sta come un grillo». Antonio Tajani certifica ciò che è sotto gli occhi di tutti. Il Cav è tornato ed è determinato a mantenere quella promessa fatta un paio di mesi fa ad un comizio in provincia di Bergamo: «Forza Italia può arrivare al 20% e avere la guida del centrodestra». Ma la vera notizia è un’altra. E la dà sempre Tajani: «Si candida certamente in Senato». Proprio così, Silvio sarà di nuovo senatore. Riparte da dove aveva lasciato nove anni fa. Era il 27 novembre 2013 quando in una seduta infuocata l’aula di Palazzo Madama convalidò la sua decadenza dalla carica in virtù della legge Severino, che prende il nome dall’allora ministra della Giustizia del governo Monti. Quella legge, infatti, stabilisce l’incandidabilità in seguito a sentenza di condanna definitiva, che per Berlusconi arrivò dopo il lungo calvario del processo Mediaset. «È un giorno amaro e di lutto per la democrazia», commentò a caldo di fronte a Palazzo Grazioli. Poi, però, aggiunse profetico: «Non mi ritiro, non mi ritirerò, resto in campo». E ha mantenuto la promessa.

 

 

Da quel giorno di acqua ne è passata sotto i ponti. Dai servizi sociali da volontario all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, tra il maggio 2014 e il marzo 2015, fino alla ritrovata candidabilità nel 2018 grazie al Tribunale di sorveglianza di Milano che mise fine agli effetti della Severino. Ma ormai il treno delle elezioni politiche era passato. Berlusconi non si perse d’animo, l’anno dopo si presentò alle europee, risultando il secondo più votato d’Italia (dopo Salvini) con 594mila preferenze. Una volta senatore avrà un mese di tempo per scegliere: restare a Strasburgo o optare per uno scranno a Palazzo Madama. Adesso il cerchio si chiude. Il leader di Forza Italia, come ha svelato Tajani, è pronto a tornare nel parlamento italiano. Da quel novembre del 2013 molte cose sono cambiate. A partire dalla coalizione di centrodestra. Gli ultimi sondaggi della Supermedia settimanale Agi/YouTrend danno Forza Italia all’8,8%, la Lega al 14,6 e FdI al 22,4. Ma Berlusconi è convinto che i rapporti di forza che usciranno dalle urne il 25 settembre saranno molto diversi. Non è solo l’odore della vittoria a renderlo euforico. Il Cav è galvanizzato anche dal calcio, la sua vera grande passione. Nel 2017 fu costretto a vendere il Milan ai cinesi. Una scelta dolorosa, ma obbligata. La delusione fu in parte mitigata dall’acquisto del Monza, che in soli quattro anni, assieme al fidato Adriano Galliani, è riuscito a portare dalla serie C alla A. In questi giorni di mercato sta allestendo uno squadrone, che qualcuno vede addirittura in Europa League. Gli acciacchi del Covid sono ormai un ricordo. Anche la vita sentimentale va a gonfie vele. Le foto delle nozze simbolo con la deputata Marta Fascina, celebrate a marzo scorso, hanno fatto il giro del mondo. Insomma, tutti i tasselli sono al loro posto.

 

 

Adesso Berlusconi può concentrarsi totalmente sulla campagna elettorale. Non ha battuto ciglio di fronte all’addio di Renato Brunetta e Mariastella Gelmini a Forza Italia. Ha liquidato la questione con queste parole: «Riposino in pace, io non sono abituato a commentare le decisioni di chi tradisce senza motivazioni né prospettive». Il leader di Forza Italia, che ieri ha incontrato Giorgia Meloni nella sua residenza romana di Villa Grande, gioca già d’anticipo. In un’intervista al Tg5 ha snocciolato gli otto punti del suo programma elettorale: «Meno tasse, meno burocrazia, meno processi, più sicurezza, per i giovani, per gli anziani, per l’ambiente e la nostra politica estera». I primi punti rappresentano la «tradizionale lotta di Forza Italia alle tre oppressioni: fiscale, burocratica e giudiziaria», ha spiegato il Cav. Poi le chicche finali. «Vuole un paio di curiosità? - ha chiesto all’intervistatore - Nel nostro programma c’è l’aumento delle pensioni, tutte le nostre pensioni, ad almeno 1.000 euro al mese per tredici mensilità, c’è la pensione alle nostre mamme che sono le persone che hanno lavorato di più alla sera, al sabato, alla domenica, nei periodi delle ferie e che hanno diritto di avere una vecchiaia serena e dignitosa, e poi c’è l’impegno a mettere a dimora, a piantare ogni anno almeno un milione di alberi su tutto il territorio nazionale». Quei mille euro riportano subito alla mente la pensione minima da un milione di lire del 2001. Sono passati 21 anni e il nuovo contratto con gli italiani sta prendendo forma.

 

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