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Crisi di governo, per Maurizio Gasparri le elezioni sono dietro l'angolo: decideremo poi chi sarà premier

Pietro De Leo
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«Mi pare che a oggi, domenica pomeriggio, il quadro porti alle elezioni. Sapendo però che ci sono delle cose importanti da fare. Gli impegni del Pnrr, un decreto sui salari e bollette. Affrontare la questione energetica e gli altri effetti della guerra. E poi la legge di stabilità. Non siamo in una fase ordinaria di lavoro». È il pomeriggio di ieri quando Il Tempo contatta Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e responsabile nazionale enti locali per il partito azzurro. «Ci sono cose rilevantissime e drammatiche e credo che anche Draghi ne terrà conto. Per questo Forza Italia usa un linguaggio cauto ma allo stesso tempo semplice. Noi riteniamo sia Draghi a decidere cosa fare, però allo stesso tempo siamo convinti non sia più possibile andare avanti con il Movimento 5 Stelle che ha fatto i giochini che ben conosciamo».

 

Il ministro Gelmini, però, ha stigmatizzato qualsiasi tipo di veti per l’eventuale prosecuzione dell’esperienza di governo.
«La posizione di Forza Italia è chiara, l’abbiamo ribadita come partito sia singolarmente, basta leggere le dichiarazioni di Antonio Tajani, sia nella nota congiunta tra Berlusconi e Salvini: non c’è disponibilità ad andare avanti con il Movimento 5 Stelle. C’è assoluta chiarezza su questo».

Lei accredita le elezioni come scenario più probabile. E allora partiamo da questo. Il centrodestra si affaccerebbe alla campagna elettorale dopo mesi di dialettica non sempre facile. Berlusconi e Salvini si vedono nell’ambito del centrodestra di governo, ma dopo le amministrative non c’è più stato un vertice della coalizione completa, con Giorgia Meloni. Come si fa?
«Io sono per il centrodestra unito, ovviamente. Bisogna affrontare i temi con compostezza, a prescindere da chi guiderà il governo, che si vedrà dopo. Non promettere miracoli agli italiani ma proporre poche cose, chiare. Perché certo, vincere è molto probabile, ma poi bisogna governare. E non è che i problemi si risolvono in automatico se andiamo noi a guidare il Paese. C’è il tema energetico, ci sarebbe da fare una manovra economica in poche settimane, per dire. Per questo ordine di motivi occorre essere molto consapevoli della difficoltà del momento. E non deludere, perché andremmo a governare un Paese dopo gli sfasci e le delusioni generati dai grillini. Dunque sarà necessario formare un governo di qualità, pensando all’Italia e non a sistemare pendenze di coalizioni, di amici o di sodali».

 

D’accordo, Senatore, ma lei è già oltre. Prima bisogna formare le liste. Come si fa?
«Tenendo conto dei numeri. Contemperando lo storico, i sondaggi che segnano i mutamenti di consenso... non è la prima volta che si fanno le liste utilizzando questi parametri. Tutti gli atti preliminari devono essere gestiti considerando che gli italiani in questo momento non guardano a quel che succede a noi, ma a quel che succede a loro. Nelle famiglie, nelle imprese, tra caro bollette, inflazione, potere d’acquisto».

 

Fin qui lo scenario A. Proviamo a percorrere lo scenario B: il governo riesce a passare la nottata e prosegue nella sua opera. Il centrodestra andrà avanti dopo che Giorgia Meloni sta chiedendo con forza il ritorno al voto?
«Il centrodestra è sopravvissuto andando unito alle elezioni in tutti questi anni. In questa legislatura prima la Lega è andata al governo con il Movimento 5 Stelle, nel Conte1. Poi c’è stato il Conte 2, che ci ha visto tutti all’opposizione. Oggi, contro Draghi, Forza Italia e Lega sono in maggioranza e non cambiamo idea né su Draghi né su alcune cose che abbiamo votato. In questo lasso di tempo il centrodestra è sempre stato mantenuto in piedi, anche quando, per esempio, a livello comunale sono stati proposti candidati non all’altezza, basti pensare a Roma. Dunque il centrodestra rimane e rimarrà».

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