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Terremoto M5s, la scissione di Di Maio terrorizza il Pd. L'incubo peggiore di Letta prende forma

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C’è soddisfazione nel Partito Democratico e da parte di Enrico Letta per il successo ottenuto al termine di trentasei ore di mediazione sulla risoluzione da presentare in parlamento. Dal Nazareno fanno notare come tutto il partito, dalle capigruppo ai ministri passando per i senatori impegnati nel vertice di maggioranza, si sia speso per arrivare a dama in una partita che si era complicata al punto da far materializzare lo spettro della crisi di governo. Assieme a questo, tuttavia, fonti dem parlano anche di una certa preoccupazione nello stato maggiore del Pd e nel suo segretario.

 

La ragione di questa preoccupazione è la scissione dei Cinque Stelle. Non tanto per le dinamiche interne di un partito rispetto alle quali i dem guardano con rispetto. Quanto per le ripercussioni a livello nazionale che esse potrebbero avere. Inoltre, fra i dem ci si interroga sulle forme che questa scissione può assumere. Si tratterà solo di una scissione parlamentare o riguarderà anche i livelli territoriali? In ogni caso, secondo il Nazareno, l’orientamento al dialogo con Luigi Di Maio non viene meno. I rapporti con il ministro degli Esteri sono buoni e in nessun modo potrebbe trasformarsi in un avversario.

 

Dunque, si sottolinea, la prospettiva politica che guarda alla costruzione di un campo democratico, riformista e progressista è più che verificata. Anche perchè alternative, al momento, non sembrano essercene. Le parole di Carlo Calenda che ha detto «né con Renzi né con Di Maio» sembrano chiudere anche alla possibilità che Di Maio e i suoi vadano a occupare quel campo con il leader di Iv e il segretario di Azione. La vocazione del Pd, quindi, rimane quella di essere baricentro della creazione di quello spazio riformista, progressista e democratico di cui il segretario parla fin dal suo insediamento al Nazareno. Rimane nello stato maggiore del Pd la constatazione, amara, di un nuovo sfaldamento del quadro politico. E il timore che quel che rimane dei Cinque Stelle possa vedere alle «sirene anti sistema». Un riferimento alle prese di posizione di Alessandro Di Battista che, sottolineano al Nazareno, si prepara a partire per Mosca.

 

Intanto, il segretario è impegnato pancia a terra nella campagna per la sfida dei ballottaggi. La possibilità di strappare comuni alla destra è concreta, «ma nessuno sembra accorgersene nel M5s» fanno notare dal quartier generale Pd. Un riconoscimento, tuttavia, Enrico Letta lo incassa ed è di quelli che pesano: Mario Draghi, nella sua relazione, ha confermato che l’Unione Europea si muove nella direzione di quella Confederazione che per Letta rappresenta l’unico modo per accogliere l’Ucraina e altri Paesi all’interno della famiglia europea. 

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