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Luciana Littizzetto, monologo contro i referendum e Fazio non fa una piega. Il caso Rai finisce in Parlamento

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Meglio andare al mare che votare per i referendum sulla giustizia del 12 giugno. Luciana Littizzetto nel suo monologo nella trasmissione di Rai 3 a Che tempo che fa ha scatenato il putiferio tra interrogazioni parlamentari e la richiesta di interventi riparatori. La comica torinese, accanto a Fabio Fazio, ha dedicato una "letterina" a Camera e Senato in cui ha detto che "votare è bellissimo" ma il 12 giugno "pensavo di andare al mare". Sia per il caldo, sia perché le formule usate "non si capiscono". Fazio spiega che il referendum è abrogativo per Costituzione, ma niente. La Littizzetto insiste: "Ci chiedete di pronunciarci sul referendum. Non uno, ma cinque. A questo giro mi viene chiesto un parere su qualcosa che non so tanto bene. So a spanne, a grandi linee. Per chi ci avete preso, per 60 milioni di Giuliani Amati? Siamo forse dei Perry Mason? Pensate che la mattina sul water leggiamo il manuale di diritto costituzionale?", afferma davanti a un silente Fazio. 

 

Questo lo spettacolo offerto dalla Rai a milioni di italiani che ha provocato la reazione di molti utenti dei social network: "40anni fa senza essere avvocati abbiamo votato per il divorzio. Senza essere medici ginecologi abbiamo votato su aborto. Senza sapere niente di nucleare abbiamo votato sulle centrali nucleari. Ora invece ci vuole la laurea per votare un referendum?", commenta un utente sul profilo Twitter di Che tempo che fa. 

 

 

I parlamentari della Lega in commissione Vigilanza Rai Giorgio Maria Bergesio, Dimitri Coin, Umberto Fusco, Elena Maccanti, Simona Pergreffi, Leonardo Tarantino hanno annunciato di aver presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai "per chiedere conto ai vertici dell’azienda di quanto avvenuto nell’ultima puntata del programma ’Che tempo che fa', nel corso della quale Luciana Littizzetto ha di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio", scrivono i leghisti.

 

La Littizzetto "si è esibita in una reprimenda dal vago sapore di superiorità morale", scrivono i leghisti, sottintendendo che i "cittadini non avrebbero le capacità culturali" per valutare i quesiti. Insomma, c'è stato "un vero e proprio monologo contro i referendum sulla giustizia senza che il conduttore abbia in alcun modo tutelato le opinioni di quanti sono a favore delle istanze referendarie, violando così non solo le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo ma anche quanto previsto all’articolo 6 del contratto di servizio 2018-2022".

 

Il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, chiama in causa l'Agcom, il garante delle comunicazioni, e chiede un "doveroso riequilibrio" mentre il leghista Roberto Calderoli, che ha annunciato uno sciopero della fame per "rompere il muro del silenzio" sui referendum sulla giustizia, sottolinea come nei talk show il referendum c’è solo per "parlarne male senza contraddittorio". "L’apoteosi" c’è stata con il monologo della Littizzetto, ma Calderoli provocatoriamente la ringrazia: "Anche se ha sbertucciato i referendum, ne ha parlato in prima serata".

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