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Giustizia, referendum nascosti. Lo dice anche l'Agcom

Camillo Barone
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Come già accaduto in passato, la Rai è stata richiamata dal Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom). Il nodo principale stavolta riguarda la copertura dell’informazione circa i referendum abrogativi sulla giustizia che saranno votati il prossimo 12 giugno insieme alle elezioni amministrative che si terranno in 974 comuni su tutto il territorio nazionale. Nella nota approvata all’unanimità dal Consiglio e diffusa ieri si legge che «la Rai e tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici operanti in ambito nazionale» sono stati ripresi «allo scopo di offrire ai cittadini un’informazione corretta, imparziale e completa sui quesiti referendari e sulle ragioni a sostegno delle due opzioni di voto, favorevoli e contrarie ai referendum, osservando i principi di pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell’informazione».

Gli appuntamenti informativi in Rai sul referendum della giustizia ammontano a un totale di 45, ma da settimane gli esponenti politici che maggiormente stanno appoggiando il voto del «Sì» lamentano la scarsa visibilità degli spot televisivi, che si stanno svolgendo in orari in cui solamente una piccola fetta del pubblico può permettersi di assistere. Secondo i dati pubblicati dall’Agcom sulla notiziabilità dei referendum tra il 29 aprile e il 7 maggio, le percentuali orarie dedicate all’argomento hanno oscillato tra i tre e i quattro minuti nel complesso per quanto riguarda la Rai, mentre circa un’ora nei canali Mediaset. Non pervenute le altre emittenti. Il tema principale andato in onda infatti su tutti i telegiornali, talk show e dibattiti radio-televisivi nei mesi di aprile e maggio è stato la guerra in Ucraina, seguito subito dopo dagli aggiornamenti sul covid-19, relegando i cinque quesiti sulla giustizia al tempo rimanente, spesso inesistente. Questi dati hanno spinto i partiti politici promotori, in particolar modo la Lega e i Radicali, a insorgere e chiedere maggiore copertura.

I primi a commentare quanto dichiarato dall’Agcom sono stati i parlamentari della Lega della commissione di Vigilanza Rai: «L’Agcom conferma quanto la Lega denuncia da settimane. Sui referendum del 12 giugno c’è stato finora un silenzio vergognoso. Ora, la Rai e tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici nazionali corrano subito ai ripari e garantiscano una copertura informativa adeguata, corretta, imparziale e completa nel rispetto del principio del pluralismo». Per la deputata Laura Ravetto «dovrebbe essere interesse di tutti pubblicizzare un momento democratico come quello referendario, indipendentemente dalla posizione che si abbia sullo stesso. La Lega è in prima linea affinché nessun italiano perda l’occasione per un grande evento di partecipazione».

 

 

 

 

Nello specifico poi sono nate delle polemiche anche in seguito a quanto detto tre giorni fa dalla comica Luciana Littizzetto sul referendum del 12 giugno nel corso dell’ultima puntata di stagione di Che Tempo Che Fa, su Rai3. «Il monologo di Littizzetto contro i referendum Giustizia, che ha scatenato proteste tra gli spettatori, è buona informazione del servizio pubblico? Che ne pensa l’Agcom che a pochi giorni dal voto fa solo richiami generici? Che dice il neocommissario Capitanio?», ha scritto su Twitter il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi.
 

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