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Ddl Concorrenza, primo ok al Senato. Ma sono già pronti a cambiarlo

Dario Martini
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Il ddl Concorrenza, che contiene la tanto criticata messa all’asta delle concessioni balneari e l’altrettanto contestata liberalizzazione delle licenze dei taxi, ha ottenuto il primo via libera dal Parlamento. Il Senato ha approvato il testo con 180 voti favorevoli, 26 contrari e un astenuto. Il passaggio «facile» a Palazzo Madama era ampiamente previsto dopo la minaccia di Draghi di mettere la fiducia sul provvedimento e il conseguente accordo raggiunto dai partiti di maggioranza in commissione Industria. Adesso il disegno di legge passa alla Camera, che inizierà a discuterne dopo la pausa di dieci giorni (2-12 giugno) per le elezioni amministrative.

 

La partita, però, è tutt’altro che chiusa. Il centrodestra ha dovuto accettare che sia il governo a definire i criteri con cui indennizzare gli imprenditori che perderanno gli stabilimenti. Ma non si dà per vinto. Lo ha chiarito il senatore di Forza Italia Massimo Mallegni nel suo intervento di ieri in Aula: «Qualora il centrodestra vincesse le elezioni nel 2023, come ci auguriamo, ci impegniamo solennemente a modificare la norma che oggi viene approvata dal Senato». Dal momento che le aste partiranno solo il prossimo anno, e in caso di contenziosi potranno essere rinviate al 2024, il centrodestra avrebbe effettivamente modo di cambiare in tempo la normativa. La promessa fatta da Mallegni ricalca quella di Matteo Salvini nei giorni scorsi: «L’accordo raggiunto sui balneari è solo il primo passo. Poi vinciamo le elezioni e se c’è qualcosa da cambiare lo cambiamo l’anno prossimo». 

 

In realtà, non tutto è così semplice. Il centrodestra dovrà fare i conti con una sentenza del Consiglio di Stato che nel novembre scorso ha stabilito l’obbligo per lo Stato di riassegnare le concessioni balneari tramite gare pubbliche entro due anni.

Il nodo balneari, però, non trova allineato tutto il centrodestra. Da una parte ci sono Lega e Forza Italia che hanno dovuto accettare il diktat di Draghi, dall’altro c’è FdI che boccia su tutta la linea la nuova normativa. Una diversità di vedute che sta creando non pochi attriti. Si è visto chiaramente ieri in Senato. Il capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo, ha confessato di «non comprendere» il comportamento di FdI: «Visto che sono contro tutto il lavoro che è stato fatto perché non hanno presentato un emendamento soppressivo per l’Aula? Io ho bisogno di capirlo, altrimenti viene il sospetto che politicamente fuori si vada a raccontare una storia e poi nella sostanza si approvi l’accordo che il governo ha fatto. Bisogna essere chiari davanti ai cittadini». A replicare è stato il capogruppo del partito di Giorgia Meloni, Luca Ciriani: «I nostri emendamenti sono stati tutti puntualmente depositati in commissione, tutti puntualmente bocciati da chi adesso forse ha qualche crisi di coscienza e vuole imputare a noi errori che non ci appartengono. Noi abbiamo una posizione chiara e corretta. Gli emendamenti dal punto di vista regolamentare sono stati preclusi, motivo per cui non sono depositati. La verità fa male - ha aggiunto - Ricordo che il modo più semplice per abrogare un articolo è votare contro, non servono emendamenti». La polemica poteva finire lì. Invece Romeo ha replicato ancora: «Sento lo scricchiolino delle mani di chi si arrampica sugli specchi».

 

Mentre i politici litigano, i legali di alcuni balneari di diverse regioni italiane hanno diffidato governo e Parlamento, annunciando richieste di risarcimenti se non attenderanno il pronunciamento della Corte di giustizia europea sulla proroga delle concessioni.
 

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