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Se il Pd dà la caccia ai filorussi cominci dal «suo» Schroeder e la smetta con gli attacchi a Salvini

Hoara Borselli
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In evidente imbarazzo per la plateale figuraccia del Partito Democratico al Parlamento Europeo, dove si è spaccato nel voto sui provvedimenti per difendere il Made in Italy, la compagine Dem cerca di distogliere l'attenzione attaccando la Lega e il suo «tiepido» dissociarsi dal Cremlino. Dicono così i Dem: tiepido. Chissà perché poi. Matteo Salvini ha appoggiato pienamente tutte le scelte di Mario Draghi. Dov'è la tiepidezza? Certo, la Lega non è mai stata guerrafondaia. È una colpa grave? Comunque il partito di Salvini ha risposto all'attacco del Pd, soprattutto sul piano europeo: «se proprio vogliono parlare di rapporti con il Cremlino, Benifei e il Pd ci parlino del loro alleato Gerhard Schroeder, ex cancelliere socialdemocratico tedesco, esponente di spicco della sinistra tuttora influente sulla scena politica e primo lobbista della Russia in Europa». Già. Il Pd che oggi, nonostante la sanguinosa guerra in corso, avverte la necessità di soffiare vento sulla sterile polemica politica contro il nemico leghista, è lo stesso che è alleato nel Parlamento europeo con i socialisti tedeschi che si tengono stretto Schroeder, da anni al soldo di Putin senza aver mai chiesto, a quanto ci risulta, una sua espulsione dalle fila della grande famiglia socialdemocratica. Così intransigenti con gli altri e così disattenti con sé stessi.

 

 

Chi è questo Schroeder cui gli stessi Dem non sembra abbiano alcuna intenzione di dissociarsi? Gerard Schroeder, non è un tizio qualsiasi. È un gigante della socialdemocrazia tedesca ed europea. È stato l'erede di Brandt e Schmidt. Cancelliere dal 1998 al 2005. Vincitore nel duello elettorale col mitico Helmut Kohl. In questo secolo, scomparsi Craxi e Mitterrand, è stato sicuramente il numero uno in Europa del socialismo post-caduta del muro. Capite bene che non si possono ignorare le sue mosse. Ebbene, proprio lui, in queste ore, ha messo in guardia l'Occidente, chiedendo di non esagerare con il muro contro muro verso i Russi. Ma come esagerare? Quelli hanno invaso l'Ucraina, assediano Kiev, hanno riportato, dopo decenni, la guerra nel cuore dell'Europa, bombardano gli ospedali dei bambini, e noi che dovremmo fargli: un sorriso? Il fatto è che, probabilmente, l'idea dolce di Schroeder sulla Russia non nasce da una analisi politica, ma da qualche altra cosa. Per esempio dal fatto che da una quindicina d'anni l'ex cancelliere ha assunto ruoli di vertice in alcune società del gruppo Gazprom, colosso del commercio del gas. Società tedesca? No, russa. Tutto chiaro.

 

 

Ma se questi sono gli statisti che produce l'Europa, che speranze ha l'Europa? E la Spd tedesca, cioè il partito di Schroeder, cosa fa? Lo espelle? No, se lo tiene. E lo tiene nel suo Pantheon. Che futuro ha una socialdemocrazia opportunista e priva di valori fino a questo punto? Del resto, forse, l'indulgenza del Pd verso Shroeder può avere una spiegazione semplice. Bisogna tornare al 2013. Nove anni fa. Furono siglati 28 accordi commerciali con società russe e sette intese intergovernative. Era la prova di una certa, evidente amicizia con la Russia. E chi era, nel 2013, il premier italiano? Enrico Letta. C'è da stupirsi se oggi il Pd è comprensivo con Schroeder? Mentre scrivo queste righe penso a Zelensky. Il premier ucraino, sereno e combattivo, va incontro alla morte. Gli dicono tutti: scappa, ti aiutiamo noi, ti diamo un aereo! Lui risponde: no, sto qui col mio popolo. Vedete, gli statisti ancora esistono. E hanno il cuor di leone. Poi esistono anche gli Schroeder.

 

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