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Beppe Grillo bastona il poltronificio del M5S: niente deroghe sul vincolo al doppio mandato

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Nessuna deroga: il vincolo del doppio mandato resta. O quasi. Unica concessione da valutare, la possibilità di candidarsi ad altri livelli istituzionali, ovvero europee e regionali per chi ’ha già dato' in Parlamento. Beppe Grillo, tornato in campo con la partita del Quirinale e sceso a Roma per la grana giudiziaria che ha visto il Tribunale di Napoli congelare i vertici grillini, a quanto apprende l’Adnkronos in queste ultime settimane sarebbe tornato anche sul tema della deroga per il terzo mandato, un tema che tiene sulle spine i parlamentari M5S della prima ora. Netto, il garante, sulla strada da seguire: chi ha già fatto due mandati in Parlamento può ambire, dunque a candidarsi all’Europarlamento o ai Consigli regionali, ma di restare alla Camera o al Senato non se ne parla. Regola che varrebbe a tutti i livelli elettivi: chi è stato europarlamentare per ben due volte, ad esempio, può ripiegare su un posto in Regione o ambire a un seggio alla Camera o al Senato, non restare a Bruxelles.

 

 

«In Europarlamento o in Regione guadagnate anche di più, quindi non rompete le p...e... -avrebbe scherzato Grillo con alcuni parlamentari che sente con una certa regolarità-. Ma è un tema identitario, non si può derogare». A chiamarlo deputati e senatori del vecchio corso allarmati da un post pubblicato dal garante il 5 febbraio scorso -’5 Stelle polarì il titolo- in cui, tra le proposte, si parla di «rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione». La ratio, ribadita da Grillo in diverse telefonate ma confermata anche da fonti molto vicine al garante, è contrastare «nicchie di poteri e correnti». Per il garante e padre fondatore del M5S quella della rotazione sarebbe dunque l’unica ’concessione' possibile, la sola opzione da sottoporre al voto degli attivisti.

 

 

 

Ma i 5 Stelle della vecchia guardia non si danno per vinti e continuano a lavorare ai fianchi, dopo essersi illusi - visto il tema ’silenziato' nel neo statuto di Giuseppe Conte ora congelato dal Tribunale di Napoli - di vedere arrivare una deroga che ’salvasse' quanto meno le competenze di chi ha avuto incarichi di governo o istituzionali di alto profilo: su 67 eletti con due mandati alle spalle, circa uno su due tra ex ministri, sottosegretari e presidenti di commissione avrebbe avuto quanto meno una chance di restare a Roma. Tra questi i big del Movimento: Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, solo per citarne alcuni. Questa opzione sarebbe stata tuttavia abbandonata da chi si batte per avere ’vita più lunga', anche con l’obiettivo di compattare la ’truppa' dei vecchi e ’armare' i cosiddetti peones. L’opzione a cui lavorerebbe chi non ci sta ad attenersi alla vecchia regola aurea del M5S - cara a Gianroberto Casaleggio ancor prima che a Grillo - è destinare un terzo dei seggi ai ’vecchì', «ma nel fare le liste decidi chi vive e chi muore, una strada difficilmente percorribile...», ragiona un parlamentare della prima ora. Senza dimenticare che a complicare il quadro c’è anche il taglio di deputati e senatori voluto dagli stessi grillini, «ci siamo tagliati le pa..e da soli», uno dei messaggi che più rimbalza nelle chat interne.

 

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