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Già finita la super ripresa dell'Europa. E anche l'Italia non ride: previsioni in discesa

Tommaso Carta
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La ripresa economica nell'Ue rallenta più del previsto. A frenare la crescita sono la pandemia di Covid-19, i prezzi dell'energia che trascinano l'inflazione e i problemi di approvvigionamento. Il risultato è che, dopo l'espansione record del 5,3% registrata nel 2021, l'economia europea crescerà del 4% nel 2022 (la previsione d'autunno era del 4,3%) e scenderà al 2,7% nel 2023 (la stima precedente era del 2,3). È quanto emerge dalle previsioni economiche d'inverno della Commissione europea. Stime - come precisa il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni - che fanno i conti con incertezza e rischi elevati. L'Italia resiste. Le stime al rialzo per il 2021, passano dal 6,2% al 6,5%, e al ribasso per il 2022, dal 4,3 al 4,1%. Resta invariata la previsione di crescita per il 2023, al 2,3% (tornando sotto la media Ue). Nel terzo trimestre del 2021 l'Ue nel suo insieme è ritornata ai livelli del Pil precedenti la pandemia e si prevede che tutti gli Stati membri raggiungeranno il traguardo entro la fine del 2022. «L'Italia lo sta facendo in queste settimane», annuncia Gentiloni.

 

 

Vola invece l'inflazione. Dopo aver raggiunto un tasso record del 4,6% nel quarto trimestre dello scorso anno, nell'eurozona dovrebbe raggiungere il picco del 4,8% nel primo trimestre del 2022 e rimanere al di sopra del 3% fino al terzo trimestre dell'anno. Con l'attenuarsi delle pressioni dovute ai vincoli di fornitura e ai prezzi elevati dell'energia, l'inflazione dovrebbe scendere al 2,1% nell'ultimo trimestre dell'anno, prima di scendere al di sotto dell'obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea per tutto il 2023. Nel complesso, si prevede che l'inflazione nell'area dell'euro aumenterà dal 2,6% nel 2021 (2,9% nell'Ue) al 3,5% (3,9% nell'Ue) nel 2022, prima di scendere all'1,7% (1,9% nell'Ue) nel 2023. Nelle previsioni di autunno l'aumento per il 2022 nell'eurozona era stimato del 2,2%. Tornando all'Italia, Gentiloni ritiene le previsioni «rassicuranti». «Nonostante le difficoltà dell'ultimo periodo del 2021 e di quello iniziale del 2022, dovute sia alla pandemia, sia al costo dell'energia e all'inflazione, la Commissione vede una prospettiva di crescita solida, dopo una crescita molto positiva per il 2021, anche per il 2022 e per il '23», spiega. Ovviamente «bisogna continuare a sostenere l'economia, tener conto della delicatezza del tema, sempre presente, del debito per l'Italia e soprattutto mettere in atto le riforme, gli investimenti previsti dal piano finanziato dall'Ue. Credo che il Governo sia molto impegnato, come ha ribadito ieri il premier, e quindi, in un contesto non facile, direi che per l'Italia le previsioni sono rassicuranti», evidenzia.

 

 

A livello europeo, la crescita continua a essere influenzata dalla pandemia, con molti Paesi dell'Ue che subiscono l'effetto combinato di una maggiore pressione sui sistemi sanitari e delle carenze di personale dovute a malattie, quarantene precauzionali o obblighi di assistenza. Si prevede, inoltre, che i problemi di tipo logistico e di approvvigionamento, tra cui la carenza di semiconduttori e di alcuni materie prime metalliche, continueranno a pesare sulla produzione, almeno per tutta la prima metà dell'anno. Infine si prevede che i prezzi dell'energia rimarranno elevati per un periodo più lungo di quello stimato nelle previsioni di autunno, esercitando un maggiore effetto frenante sull'economia e un aumento delle pressioni inflazionistiche. Nota positiva l'occupazione. Nell'ultimo trimestre del 2021, il tasso di disoccupazione è sceso al di sotto dei valori pre-pandemia e a dicembre ha raggiunto i minimi storici del 6,4% nell'Ue e del 7% nell'eurozona. Tuttavia «nonostante la sua buona performance, la crescita dell'occupazione non sta al passo con l'aumento della domanda di lavoro» e tale penuria «è un fattore sempre più importante che limitala produzione in diversi settori», sottolinea Gentiloni. «Le indagini presso le imprese svolte dalla Commissione mostrano che la carenza di manodopera segnalata ha raggiunto i massimi storici nei settori dell'industria, dei servizi e delle costruzioni a gennaio», aggiunge.

 

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