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La crisi uccide gli imprenditori e si vota sull'inasprire il green pass. Paragone si ribella: “Parlamento scollato dall'Italia reale”

Gianluigi Paragone
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Tanto per capire quanto sia ormai completamente scollato il passo del Parlamento con il passo dell'economia reale vi riporto la sostanza del voto di ieri al Senato, dove è arrivato un decreto che ne conteneva un altro (due al prezzo di uno) in cui si convertiva in legge il concetto del SuperGreenPass nelle sue strabilianti formulazioni. Mentre in serata la Camera alta licenziava in prima lettura questo decreto (la Camera bassa sta invece discutendo sul decreto che prevede tra l'altro l'obbligo vaccinale per gli over 50), il centro di Roma si svuotava dei pochi turisti che hanno ancora voglia di sfidare le follie burocratiche del governo Draghi. In un spazio ristretto il Parlamento dava dimostrazione della sua inconsistenza, il governo della sua arrogante incompetenza, e il comparto della ricezione si rassegnava all'ennesima chiusura di cassa in bolletta. A fare compagnia ai ristoratori qualche giornalista che, telecamera a seguito, registrava una rassegnazione strisciante, una rabbia amara e la consapevolezza che alla fine il governo dell'ammucchiata è ben lontano dall'allentare le misure. Il che veniva registrato anche in aula nelle poche ore di discussione generale, poche per l'evanescenza di un dibattito fuori calendario: quelli della maggioranza fingevano parole di richiamo verso i banchi del governo presieduti ormai per prassi più che per convinzione.

 

 

«È il tempo delle riaperture», dicevano più o meno di qua e di là. Minacce bagnate, logore, che non andranno a bersaglio perché da palazzo Chigi non c'è il minimo segnale di apertura: fuori dai confini si sta pensando a come far ripartire le attività, in Italia a come ammorbidire il Green Pass e a come proseguire con violente campagne di vaccinazioni. Anche gli emendamenti presi in esame sembravano il tentativo di correggere le profonde ingiustizie che nei decreti restavano e a nulla sono valsi quelli, come da me presentati, tesi ad abrogare i pass. Non solo, a partire dal 15 febbraio per rappresentare il popolo i voti non varranno senza il SuperGreenPass. È come se in Italia tutto debba restare così, bloccato.

 

 

Bloccato come bloccate sono le prenotazioni di Pasqua: i turisti che potevamo attirare vengono scoraggiati dalle procedure di ingresso e di permanenza, lasciando quindi ai nostri competitor una occasione di rilancio del Pil. Com'è possibile restare avvitati negli errori e nel fanatismo di Speranza e dei suoi consiglieri? Non so dare una risposta, forse perché una risposta non c'è. Ieri nel transatlantico di palazzo Madama ricordavo ai colleghi della Lega che avrebbero potuto sbarazzarsi di Speranza tempo fa quando presentammo tre, dico tre, mozioni di sfiducia. Invece nulla. Oggi sento parlare di interventi al caro bollette, ma se il tempo di risposta della politica è lo stesso dell'allentamento dal SuperGreenPass il buio è imbarazzante.

 

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