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Gentiloni al Quirinale e Giorgetti in Ue: era questo il "piano A" di Letta

Arnaldo Magro
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Il come, ne sia uscita la politica dopo l’affare Quirinale, lo si vedrà più avanti. Soprattutto se ne accorgeranno i partiti, alle Politiche che verranno, nel lontano 2023.  Ci sono alcune immagini che però, resteranno meritevoli di nota a margine. I collegamenti in diretta tivù, niente meno che dai tavolini dei ristoranti. Come se la fame fosse così irrefrenabile, dal non poter pazientare neanche cinque minuti, prima di inforcare il bucatino caldo caldo. Giovanni Toti o Maurizio Lupi, si collegano direttamente dal dehors di un noto e frequentatissimo ristorante, dietro la Camera.

Grillini attovagliati peggio che nella Prima Repubblica
Metà Montecitorio, da destra a sinistra, è già attovagliata. Con tanto di bottiglie già stappate e altrettante da stappare, in bella mostra. 
Almeno tanto ci viene mostrato, durante la diretta di Quarta Repubblica su Rete4. Pare roba da Primissima Repubblica. 

 

«I grillini nei tavoli all’interno stanno già festeggiando da parecchio tempo» dice l’inviato Rinaldi. Ripudiando il grillismo, non pare proprio una bella immagine, da offrire al Paese.  Si può brindare senza ostentarlo al Paese.  Si può festeggiare come no, per lo scampato pericolo, di una legislatura, che ha rischiato di chiudersi anzitempo. L’emergenza continua ed il Palazzo è salvo. Prosit.  A giochi oramai finiti, servono a poco e si possono dunque divulgare.

 

La doppiezza di Enrico
Così, pour parler. Sono alcuni retroscena della politica, che inquadrano meglio, alcuni passaggi per l’elezione del Presidente della Repubblica. Enrico Letta ad esempio, ha vagato a lungo nel mare magnum delle trattative, senza mostrare mai troppa lucidità. Per uscire dall’impasse, a un certo punto, pare abbia avanzato addirittura la seguente proposta al centrodestra: «Richiamiamo Gentiloniper il Colle e mandiamo Giorgetti in Europa al suo posto». «Proposta irricevibile e tante tante risate» come unica risposta. Luigi Di Maio confermava il suo pieno appoggio alla candidatura di Elisabetta Belloni: «È per me una sorella, ditemi come posso aiutare per farla eleggere».

Vatti a fidare dei centristi
Un’ora dopo esatta, al solo scopo di danneggiare Giuseppe Conte, esce il suo comunicato che «brucia» definitivamente, il capo del Dis. La coerenza prima di tutto. 

Letta ai suoi, dopo il colloquio con Salvini e Conte: «Siamo d’accordo sul nome di Belloni». Un autorevole esponente della corrente di Dario Franceschini: «Enrico stai sereno, abbiamo già chiuso su Mattarella  e pure da un bel pezzo». La serenità non è mai troppa. I centristi dinnanzi agli alleati che li accusano per i voti mancanti alla Casellati: «Non stiamo nel centrodestra a tutti i costi». Dirlo prima, pareva brutto.
 

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