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La verità sul post di Grillo, Travaglio spara a zero su Di Maio: cosa prometteva ai quirinabili... È guerra M5s

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Il post di Mahatma Beppe Grillo terremoto il giù disastrato Movimento 5 Stelle e Marco Travaglio a Tagadà fa da esegeta alle parole del fondatore: con chi ce l'aveva, con Giuseppe Conte o Luigi Di Maio? Il direttore del Fatto quotidiano mercoledì 2 febbraio è ospite del programma di Tiziana Panella su La7 e commenta le parole di Grillo che cita Ghandi a chiede ai 5Stelle, spaccati da tempo e reduci della disastrosa campagna del Quirinale, di "parlare con la forza di una sola voce".

"Credo che ci sia certamente un invito a una tregua" nelle parole di Grillo, spiega il giornalista, "ma se fosse solo questo si noterebbe una scarsa lucidità nel capire quello che sta succedendo. Qui non ci sono due galli nel pollaio", ossia Conte e Di Maio, "non ci sono due incompatibilità di carattere o sconti personali". Il fatto è che "da quando è nato il governo Draghi ci sono dentro ogni partito due partiti", pro o contro l'esecutivo di unità nazionale. 

 

"Di Maio non fa mistero di volere Mario Draghi per sempre, anche nella prossima legislatura" spiega Travaglio secondo cui Giggino "è rimasto folgorato da SuperMario e adesso non si è accorto che è diventato MiniMario" è la stoccata a Di Maio. Non è finita qui, il direttore del Fatto spiega che il ministro degli Esteri nella battaglia per il Quirinale ha promesso voti a quasi tutti: "C'erano quirinabili che si parlavano fra di loro e dicevano: io l'appoggio di Di Maio. E l'altro rispondeva: ma sai che anch'io?". 

 

Ma stringi stringi, il Movimento 5 Stelle "anche per volontà di Di Maio sia dato un leader" e questo è Conte, "Chi è che conduce le trattative in una partita così difficile è complicata è il leader di ciascun partito. Se ex leader che oggi fa il ministro degli Esteri fa trattative parallele e in direzione opposta a quella del leader..." dice Travaglio secondo il quale il post di Grillo è finalizzato a ribadire chi è il capo del Movimento, ovvero l'ex presidente del Consiglio. "Ho l'impressione che la sola voce che deve parlare è quella del leader non del ministro degli Esteri, che deve parlare quando viene interpellato sugli affari internazionali dell'Italia", è l'esegesi di Travaglio. 

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