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Quirinale, Berlusconi al bivio: "Non mollerà". Torna il partito di Draghi, Letta e Renzi in pressing

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Di nomi, forse, ce ne sono anche troppi in campo. Quello che ancora manca è di sicuro un'intesa larga sul prossimo presidente della Repubblica. Le trattative tra le varie forze politiche sono frenetiche: telefonate, messaggini e chat costringono i leader a ricaricare i propri cellulari anche tre o quattro volte al giorno. Poi ci sono gli incontri vis a vis, come quello tra Enrico Letta e Matteo Renzi, a Palazzo Giustiniani. Non un incontro come tanti, visti i trascorsi tra i due ex compagni di partito, ma comunque importante in chiave Colle. "Ci conosciamo da vent'anni e non è la prima volta che lo vedo, ci siamo già visti e continueremo a vederci", dice Renzi. Che sul tema Quirinale condivide l'idea del segretario dem di un patto di legislatura, che resta soprattutto per i parlamentari, di tutte le forze di maggioranza, il vero punto di intesa da chiudere prima di affrontare qualunque altro discorso. Il pensiero del fondatore di Iv, per ora, però, è altrove: "Non mi preoccupa di poter avere una maggioranza del presidente della Repubblica più ampia della maggioranza di governo, semplicemente perché la Costituzione lo prevede".

 

Renzi come al suo solito spariglia le carte, possibilmente per provare a ridarle al momento opportuno. Così a La7 non si fa alcun problema a dire: "Se il centrodestra fa un nome per l'interesse del paese è evidente che quel nome si vota. Sulla scelta del Presidente della Repubblica nessuno vuole mettere la bandierina. Dobbiamo essere tutti bravi e responsabili e eleggerlo insieme con una scelta politica". Poi entra nella carne viva della questione, perché al di là delle ipotesi circolate, le figure di cui si discute in questa fase sono Sergio Mattarella e Mario Draghi: "Nessun italiano può negare che abbiano fatto il bene del Paese e che siano state decisioni buone", sostiene l'ex premier. "La mia impressione sulla scelta del prossimo inquilino del Quirinale è che siamo in alto mare ma non mi preoccupa. Queste scelte, che ha il compito di fare la politica, da sempre si fanno all'ultimo minuto".

 

Gli occhi sono puntati anche su Arcore, dove Silvio Berlusconi sembra pronto a sciogliere la riserva e dire agli alleati di centrodestra se accetta o meno di essere il candidato della coalizione per il Colle. Il Cav ha letto e sentito tutto e tutti in questi giorni, sa che sul suo nome non convergeranno i favori di Pd, M5S, Leu e riflette sul dafarsi. Non è escluso che alla fine possa scegliere la terza via, quella del beau geste di fare un passo di lato qualora si crei una convergenza ampia su un'altra figura, meglio ancora se di centrodestra. O quantomeno non considerata 'ostile'. In questo senso non mancano di certo le opportunità: da Gianni Letta a Maria Elisabetta Alberti Casellati, da Marcello Pera a Giulio Tremonti, fino a Pier Ferdinando Casini. Il silente senatore che resta sempre nell'orbita Quirinale e di cui nessuno si sente pronto a cancellare le speranze, a differenza degli altri 'papabili'.

 

Domani ci sarà il vertice di centrodestra, molto probabilmente quello decisivo. Gli occhi saranno puntati su Roma, anche se il Cav sarà collegato da Milano.  "Non mollerà facilmente" assicura chi lo conosce bene, rimarcando il fatto che un "passo indietro" arriverà "solo su nome alla sua altezza". 

Intanto, la corsa alle trattative non si ferma. Letta, dopo Renzi, ha incontrato anche i vertici di Svp e Up e a stretto giro di posta dovrebbe vedere anche lui Matteo Salvini (che nel pomeriggio ha fatto visita a Umberto Bossi a Gemonio), come ha già fatto giovedì Giuseppe Conte. Anche il presidente del M5S è in contatto con leader ed esponenti politici e oggi ha anche avuto un cordiale colloquio con la leader di FdI, Giorgia Meloni. Il tempo stringe, da lunedì si vota: il tempo di tirare le somme è vicino.

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