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Quirinale, spunta il piano B della Lega: torna l'asse gialloverde

Carlantonio Solimene
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C'è un piano A che si chiama Silvio Berlusconi. Ma tanto Fratelli d'Italia che Lega, a dispetto delle speranze del Cavaliere, non hanno mai cessato di valutare le alternative e si stanno muovendo di conseguenza. E se tanto si è detto e scritto dei continui contatti tra Giorgia Meloni ed Enrico Letta, negli ultimi giorni si sta creando un asse alternativo in vista della partita del Colle. Quello tra la Lega e il Movimento 5 stelle. Una riedizione dell'alleanza gialloverde del Conte I che è partita dalla comune battaglia contro le restrizioni più estreme in Consiglio dei ministri e potrebbe consolidarsi proprio in vista delle votazioni per la presidenza della Repubblica. Ieri l'ipotesi ha lasciato il campo dei retroscena per essere ufficializzata dall'europarlamentare Lorenzo Fontana, uomo di massima fiducia di Matteo Salvini che ha parlato esplicitamente di un tavolo da costruire con i parlamentari di Italia viva e, soprattutto, del Movimento 5 stelle.

«Oltre a Berlusconi - ha argomentato Fontana in un'intervista a La Repubblica- ci sono nel Paese figure autorevoli, uomini e donne di centrodestra, che potrebbero trovare i consensi necessari anche delle altre forze politiche». Quali? «Io partirei da Italia Viva e dal Movimento 5Stelle: Iv è il gruppo che più si avvicina al centrodestra, dopo il gruppo Misto. E l'M5S perché è il gruppo di maggioranza relativa». Quello che non dice Fontana è che Matteo Renzi e Giuseppe Conte sono anche gli unici leader «avversari» a non aver escluso di poter sostenere proprio un presidente di centrodestra, sebbene il capo politico del M5s abbia escluso Berlusconi dalla sua lista di «quirinabili».

E qui si torna all'inizio: se il Cavaliere vuole giocarsi le sue carte va benissimo, ma bisogna preparare un'alternativa. E se davvero fosse possibile costruire un patto che comprendesse centrodestra, Italia viva e ni i numeri sarebbero ampi a sufficienza da mettersi al riparo da franchi tiratori e incognita Covid. Fin qui la teoria. La pratica, in realtà, è più complessa. Perché nessuno è pronto a scommettere sulla capacità di Conte di controllare realmente i grandi elettori pentastellati. Per blindarsi occorrerebbe un accordo anche con il competitor interno dell'avvocato, Luigi Di Maio, che però è da tempo più draghiano dei draghiani. Proprio su queste ambiguità sta giocando Silvio Berlusconi, che piuttosto che con i leader preferisce parlare con i singoli. Il corteggiamento ai grillini delusi (attuali ed ex) è serrato, sebbene anche nelle ipotesi più ottimistiche il Cavaliere sia conscio del fatto che nessun piano sia realizzabile senza l'assoluta compattezza del centrodestra.

C'è il pericolo di franchi tiratori, certo. Ma c'è una la grossa incognita rappresentata da contagi e quarantene. Un problema sempre più pressante se si considera che è di ieri la notizia della positività di tre ministri: due ancora «infettati» seppur con sintomi lievi, Federico D'Incà e Vittorio Colao; un terzo già «negativizzato», Luigi Di Maio. Un dato che mostra quanto sia quotata, in questo momento, l'ipotesi di eleggere il Capo dello Stato con un numero mai così ridotto di grandi elettori. A tal proposito, ieri il totiano Osvaldo Napoli è stato il primo a ipotizzare uno slittamento del voto per il Colle. Possibilità remota, per ora. Ma con la curva dei contagi che continua a salire, nessuna eventualità può essere esclusa. 

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