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Il reduci del Popolo Viola contro Berlusconi ma la piazza resta vuota

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Ancora una volta, grazie a Silvio Berlusconi, il Popolo viola si riprende la scena. Infatti, il movimento di attivismo politico sembra vivere di luce «berlusconiana» dato che torna in piazza dopo nove anni solo per dire no alla candidatura del Cavaliere al Quirinale. L’ultima protesta degli attivisti risale all’agosto del 2013 in occasione della sentenza della Cassazione per frode fiscale nei confronti del presidente di Forza Italia.

 

Allora, un drappello di «viola» si piazzava davanti all’ingresso della Corte suprema in attesa del verdetto. E ancor prima, ovvero nel 2009, anno di nascita dello stesso movimento, gli attivisti organizzavano una manifestazione di piazza («No B day») per chiedere le dimissioni di Berlusconi, allora presidente del Consiglio. Oggi terza uscita, terza protesta lanciata, con annessa locandina, anche dalla pagina Fb del movimento. La cronaca registra un altro gruppetto (un centinaio di persone) a piazza Santi apostoli a Roma, che oltre ad un tricolore che ha sventolato durante l’intera manifestazione, i protestanti hanno issato diversi striscioni contrari all’elezione del leader di FI a presidente della Repubblica, con la scritta: «Il Quirinale non è un bunga bunga»; «Berlusconi al Quirinale: l'Italia piange, il mondo ride».

 

Non sono mancati alcuni cori come «e noi che siamo italiani abbiamo un sogno nel cuore, una donna al Quirinale, una donna al Quirinale». Insomma, il Popolo viola c’è, è vivo e grazie a Berlusconi. Eloquente Gianfranco Mascia, uno dei decani del movimento già nei giorni scorsi: «Non ci importa quanti saremo. Io ci sarò e spero vengano in tanti. Approfitto per augurare a tutti un meraviglioso 2022. Deberlusconizzato». Ieri, stesso refrain: «Noi siamo i veri tamponi della democrazia contro il virus Berlusconi». Non solo, ma a sentire lo stesso Mascia, pare che sia stato il movimento a dettare la linea al Partito Democratico sul Quirinale. Il decano dei «viola» ha ricordato che da quando è stato lanciato il presidio, alcuni partiti hanno appoggiato l'iniziativa, e poi «il segretario del principale partito della sinistra, Enrico Letta, ha detto che non si siederà ad alcun tavolo se in campo c'è Berlusconi: questa è una nostra grande vittoria». Un fatto è certo, Letta finora del Cavaliere al Colle non vuol sentirne parlare, cosa che indubbiamente rafforza lo stallo dei partiti. «Fino a quando c’è il nome di Berlusconi in campo è difficile che possa esserci un tavolo sul Quirinale – è il pensiero del segretario Pd -. Anche cominciare a parlarne dunque è difficile fino a quando ci sarà all’orizzonte la possibilità che il Cavaliere scenda in campo».

 

Ma Berlusconi non risveglia soltanto i «viola» ma finanche Francesco «Pancho» Pardi che venti anni fa fu uno degli animatori dei cosiddetti Girotondi assieme a Nanni Moretti e un altro gruppetto di intellettuali. E così l’ex senatore dell’Italia dei Valori scende in piazza e dal palco romano ha arringato: «Siamo qua per ribadire che anche solo l’idea che possa essere scritto in un cedolino Berlusconi lunedì 24 ci fa venire i brividi lungo la schiena». Pardi, tra l’altro, è anche convinto che «il Parlamento negli ultimi decenni ha demolito la sovranità popolare. Siamo dentro una sorta di incubo al cubo». Dopo Mascia si sono succeduti sul palco vari rappresentanti del popolo viola, che si sono pronunciati tutti contro Berlusconi alla Presidenza della Repubblica.
 

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