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Per Mario Draghi cominciano i fischi e la perdita di consensi. La ola c'è soltanto nel Palazzo

Francesco Storace
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La luna di miele sta finendo. Alla fine anche i tecnici preceduti da una reputazione eccellente, rischiano l’osso del collo, il popolo si ribella, prima in piccole nicchie, poi la protesta cresce sempre più imponente. Ora – come annota un’esperta di umore popolare del calibro di Alessandra Ghisleri - manca la parola d'ordine, il leader unificante, l’uomo nuovo, ma la sensazione è che al tavolo verde si stiano sprecando tante fiches su Mario Draghi. In passato è accaduto anche con un altro santone reclutato per l’occasione: si chiamava Mario Monti. Appena vedremo fermarsi le autobianche dei taxisti, cominceremo a capire che non è uno scherzo: la crisi di consenso verso Draghi diventerà una costante. La storia che la concorrenza riguardi principalmente loro, fa infuriare i conduttori di taxi. Perché alla fine rischiano il lavoro, che davvero è uno dei più usuranti. Sentiremo ululare i loro clacson. Arrabbiatissimi sono pure gli infermieri. Il Covid li ha trasformati in eroi, il racconto ha avuto esaltanti tratti di sacrificio non secondario, eppure alla resa dei conti le promesse si sono infrante contro una realtà amara e avara. Le promesse della politica si sono rivelate un bluff, altro che indennità. Non ci sono solo i novax, dunque, a rappresentare l’opposizione sociale al governo Draghi. Ma soggetti sempre più preoccupati per il loro futuro.

 

 

Gli stessi no Green pass – se vogliamo – mettono in discussione persino le loro famiglie nel momento in cui rinunciano allo stipendio per imposizione dello Stato. E meraviglia l’assenza di una discussione seria e severa sul punto: per tutti quelli che accettano senza fiatare le misure del governo, il lavoro non sembra più un diritto intoccabile. Sinistra, sinistri. Pensare di doversi pagare il tampone per andare a lavorare avrebbe meritato un riflessione più profonda da parte di chi indirizza i nostri governanti. Eppure, si è andati avanti come carri armati, inimicandosi in modo irreversibile chi protesta. E spingendo italiani contro italiani. Vaccinisti contro non vaccinisti, una guerra civile per fortuna combattuta (per ora) solo via social. Ma che fa male. Pare insomma essersi aperta la pagina dei passi falsi di un premier chiamato a risollevare la Nazione. Ma contano, eccome se contano, anche le scelte dei tempi. Due anni di sacrifici stanno sulle spalle di un popolo. Si è raccontato dei tanti miliardi in arrivo dall’Europa, però il ministro dell’Economia Daniele Franco giura di avere difficoltà a continuare – che so – col superbonus edilizio senza un aggancio al reddito Isee. In Parlamento faranno a pezzi la sua teoria, perché non la capisce nessuno. Ma mica c’è solo questo, basti pensare pure alla protesta – anch’essa per ora di nicchia – delle stesse parafarmacie: e perché noi non possiamo fare i tamponi? Non siamo ancora alla mobilitazione generale, stando agli studi della Ghisleri, ma appare già evidente che ciascun settore, ogni categoria, insomma tutti cominciano a fare i conti con il post-pandemia. Se in post-pandemia siamo davvero... (anche su questo si registra un disagio crescente per le informazioni divergenti che ci vengono recapitate dal piccolo schermo e dai media: ma non sono i giornalisti a farci impazzire, bensì quegli esperti che non concordano mai fra loro). Ovviamente alla sondaggista si chiede chi se ne avvantaggerà sul piano politico elettorale, perché vivaddio un domani ci sarà.

 

 

Ricomincia a far capolino nei sondaggi il Pd. E la domanda è se davvero il consenso a Draghi dovesse scemare, quanto dovrà pagarne un tributo Enrico Letta. Così come sul fronte sovranista, Lega e Fratelli d’Italia incassano la loro quota, ma non più come sembrava. E assieme a Cinque Stelle e Forza Italia restano cinque i partiti destinati ad avere un ruolo anche nel prossimo Parlamento. Ma la fiducia è altra cosa. Se cresce l’astensione è perché non c’è altro. Una società diffusa e divisa non trova leader in grado di fare la differenza, negozi e supermercati perdono la gara con le società che ti portano la spesa a casa. In sostanza, è la tesi della Ghisleri, occhio al «meccanico che inizierà a non avere più il carburatore da controllare. Anzi, ad avere sempre meno clienti. Dalla combustione all'elettrico ci sarà chi perderà e dovrà rifarsi una vita». E chi perderà scenderà in piazza. «Micro corporazioni scollegate che insieme produrranno decibel altissimi di doglianze». Pare che ci stiamo perdendo il conducente per strada...

 

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