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Il giorno del giudizio per Virginia Raggi e il M5S. Senza ballottaggio un disastro anche nazionale

Dario Martini
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Virginia Raggi non ha passato una notte facile prima di recarsi al seggio elettorale per votare. L’incendio che ha fatto crollare una parte del Ponte di Ferro è, forse, l’ultima dura prova che ha dovuto affrontare alla guida del Campidoglio. Certo, lei spera che non sia così, di poter restare al comando della Capitale altri cinque anni. Il risultato minimo da portare a casa è raggiungere il ballottaggio. Perché, se dovesse sfuggirle il secondo turno, le ripercussioni non sarebbero solo a livello locale. Il capo del M5s, Giuseppe Conte, non può permettersi che la sindaca uscente di Roma arrivi terza, se non addirittura quarta, nella sfida contro Michetti, Gualtieri e Calenda. Nella malaugurata ipotesi che il Movimento perda sia Torino che Roma, la leadership dell’ex avvocato del popolo ne uscirebbe già azzoppata.

 

 

Non a caso, ieri Conte è sbottato contro la Meloni in difesa della sindaca: «Cara Giorgia, anche oggi hai continuato a fare propaganda durante il silenzio elettorale attaccando Virginia Raggi per l’incendio che ha devastato il ponte di Ferro. Sono in corso sopralluoghi e indagini per stabilire le cause del rogo. Ne sapremo di più, immagino, quando ormai i cittadini romani avranno votato». Il crollo del Ponte di Ferro, però, ha un significato che va oltre il fatto in sé. Perché una delle ipotesi più accreditate da chi indaga è che l’incendio sia stato provocato da una fuga di gas partita da un insediamento abusivo sugli argini del Tevere. La causa andrà accertata, come giustamente fa notare Conte, ma è indubbio che quello degli accampamenti di fortuna sia uno dei problemi maggiori della città.

 

 

Non è una piaga nata negli anni di governo della giunta Raggi, ma nell’ultimo quinquennio è stato fatto molto poco per trovare una soluzione. Così come è ancora lì sul tavolo una lunga serie di questioni irrisolte: dallo smaltimento dei rifiuti alle carovane dei cinghiali, dagli autobus flambé alle strade groviera. Oggi sapremo cosa ne pensano i romani.

 

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