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Cdm sospeso, governo a un passo dalla crisi sulla giustizia. Ecco cosa vuole Conte

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Venti di crisi sul governo Draghi. Il Consiglio dei ministri convocato questa mattina dal premier per chiudere una volta per tutte la partita sulla riforma della giustizia è infatti stato sospeso. A determinare lo stop il mancato accordo con il Movimento 5 stelle, che contesta la decisione di non inserire - tra i reati di mafia non soggetti a "improcedibilità" dopo la scadenza dei termini - quelli previsti dall'articolo 416-bis del codice penale, ovvero le attività volte a favorire le associazioni mafiose.

Il Consiglio dei ministri era cominciato addirittura senza i ministri grillini, impegnati fino all'ultimo a definire la linea con il leader in pectore Giuseppe Conte. La mediazione incassata ieri - via i reati di mafia e di terrorismo - era stata di fatto accettata dalla Lega, come certificato da un colloquio di Mario Draghi co Matteo Salvini a Palazzo Chigi, che in cambio aveva ottenuto che non diventassero mai "improcedibili" neanche i reati di droga e di violenza sessuale. Già ieri, però, Giuseppe Conte aveva aperto un nuovo fronte, criticando la norma della riforma che vorrebbe sia il Parlamento di volta in volta a stabilire la priorità dei reati da perseguire da parte della magistratura.

L'ipotesi che si fa largo in queste ore è che il maxiemendamento alla riforma sul quale il governo metterà la fiducia alla Camera potrebbe passare in Cdm senza l'ok dei quattro ministri grillini, che sul punto si asterrebbero. Difficile che il premier decida di riaprire nuovamente la partita, stante la volontà di dare il primo ok alla riforma Cartabia prima della pausa estiva dei lavori parlamentari, obiettivo ritenuto imprescindibile perché legato al versamento da parte dell'Unione europea della prima tranche di aiuti previsti dal Recovery Plan. La situazione è in divenire e la tensione è alle stelle.

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