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Chi lo conosce? I dubbi a destra su Enrico Michetti

Pietro De Leo
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Domanda: ma nell’epoca della pop-politica, dei leader che si muovono come superstar, è proprio possibile avanzare per una città come Roma un candidato a basso tasso di riconoscibilità? Il quesito si ritaglia su Enrico Michetti e a far da pandan c’è sempre un altro punto interrogativo, sparato come titolo da Dagospia: «Ma chi è questo Enrico Michetti che la Meloni vuole candidare a sindaco di Roma?». Già, perché la convinzione che serpeggia all’interno dei partiti del centrodestra (ma non solo), è che in realtà l’avvocato e opinionista di Radio Radio sia un nome troppo poco conosciuto per poter affrontare una sfida di ribalta come quella su Roma Capitale, specie considerando che i competitor già in campo sono tutti, a vario titolo, protagonisti del panorama mediatico nazionale. Roberto Gualtieri è stato ministro dell’Economia, Carlo Calenda è iper presente sulle tv, Virginia Raggi è sindaco uscente al termine di un quinquennio di grandi traversie politiche che, comunque, nel bene o nel male le hanno dato notevole notorietà.

 

 

 

Michetti, chi era costui? Una risposta prova a darla sempre Dagospia che, in un pezzetto un po’ malandrino, ne adombra addirittura una certa vicinanza al centrosinistra. Comunque, il tema c’è. Da Fratelli d’Italia, nella cui quota rientrerebbe la candidatura, filtra un sostegno non perentorio né organico. E peraltro c’è una lettera di Fabio Rampelli, vice presidente della Camera, all’Huffingtonpost in cui dipinge una realtà di partito plurale, oltre a Giorgia Meloni, con una classe dirigente pronta ad essere spendibile su Roma. A testimonianza di quanto, appunto, non ci sia su Michetti una crociata del partito, per quanto Ignazio La Russa lo definisca un nome autorevole. Figurarsi, poi, gli altri componenti della coalizione. Matteo Salvini ieri, all’indomani di un vertice di coalizione in cui non si è giunti a una scelta definitiva, ha definito quello di Michetti e di Annarosa Racca (quest’ultima, presidente di Federfarma Lombardia è il profilo civico che aleggia su Milano), come nomi «importanti», specificando però che nulla è stato ancora definito e che l’accordo si fa tra partiti ma non sui giornali. Da Forza Italia Maurizio Gasparri per giorni ha affermato la non disponibilità del movimento a una campagna elettorale in favore di chi non è sufficientemente conosciuto, e dietro quelle parole non era così difficile vedere stagliarsi proprio il profilo dell’avvocato. E sempre ieri il coordinatore azzurro Antonio Tajani ha detto che su Racca e Michetti «non c’è alcuna decisione», anzi rilanciando il nome di Gasparri come eventuale scelta politica della coalizione per Roma.

 

 

 

Peraltro, sul livello di notorietà di Michetti si è espresso anche Carlo Calenda: «non lo conosco», ha detto, tuttavia guardando «con rispetto tutti gli altri candidati». Niente da fare nemmeno per Rita Dalla Chiesa, il cui nome compare nel toto-candidati come esattamente cinque anni fa (ipotesi che comunque lei allontana dicendo che se le facessero la proposta, risponderebbe di no). «Non lo conosco, sono sincera», ammette su Michetti. Così come basta fare un breve giro su twitter per comprendere come la sorpresa degli utenti sul «tal Michetti» prevalga di gran lunga su chi, invece, lo conosce e lo apprezza. Questo è lo stato di partenza, che non esclude, in alcun modo, che potrebbe essere una figura di capacità. Ma partire con il timbro dello «sconosciuto», in una politica che segue molto i meccanismi dello spettacolo, non è esattamente il massimo, specie in una prova elettorale difficile come quella romana.

 

 

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