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La riforma della prescrizione spacca il Governo. L'appello della Cartabia

Donatella Di Nitto
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«Non possiamo guardarci come avversari. Ci confronteremo, ma l'obiettivo è un'impresa corale e ciò richiede la condivisione di tutti. Siamo compagni di strada e dobbiamo farcela, avendo negli occhi le nuove generazioni». Marta Cartabia striglia i capigruppo di maggioranza della Commissione Giustizia della Camera, alle prese con il decreto legge sul processo penale. La pioggia di emendamenti, circa 718, e soprattutto l'intervento a gamba testa del segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha promosso il referendum dei Radicali, ha costretto la guardasigilli a serrare i ranghi. «Sulla durata dei processi il governo di gioca tutto il recovery, non solo quello legato alla giustizia», rimarca la titolare di via Arenula, ricordando che «per quanto riguarda la giustizia gli obiettivi sono chiari: in cinque anni dobbiamo ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% dei giudizi penali. Sono obiettivi davvero ambiziosi».

 

 

Il punto più spinoso resta quello della prescrizione, dove le diverse anime della maggioranza la pensano diversamente. Nel corso della riunione, rigorosamente in videoconferenza, la commissione ministeriale, istituita da Cartabia, ha presentato due proposte. La prima prevede di sospendere il corso della prescrizione, per due anni, dopo la condanna in primo grado, e per un anno, dopo la condanna in appello. Si tratta dei termini di ragionevole durata del processo previsti, per quelle fasi, dalla legge Pinto. Se la pubblicazione della sentenza d'appello, o di Cassazione, non interviene entro il termine di sospensione, cessano gli effetti di questa e il periodo di sospensione computato ai fini della determinazione del tempo necessario a prescrivere. Rispetto alla disciplina vigente, la proposta della Commissione esclude la sospensione della prescrizione per l'assolto e limita temporalmente, in modo ragionevole, la sospensione del termine dopo la condanna. In ciò la proposta si distingue dal lodo Conte.

 

 

La seconda proposta è, invece, del tutto alternativa e presuppone una scelta riformatrice più radicale, che allinei il nostro sistema al modello di altri ordinamenti, come ad esempio quello statunitense. La prescrizione, in questo caso, si interrompe con l'esercizio dell'azione penale. Se il processo dura più di 4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in cassazione vige la regola dell'improcedibilità. Parallelamente poi si ipotizza lo sconto della pena per irragionevole durata del processo. E se il processo è particolarmente lungo si potrebbe arrivare all'ineseguibilità della pena. Per gli assolti ci sarà un indennizzo doppio rispetto alla Pinto.

E su queste due proposte la maggioranza si è spaccata. Forza Italia e Azione, rappresentata da Enrico Costa, hanno espresso gradimento per la prima rimodulazione, mentre il Partito democratico ha abbracciato un intervento più radicale. Cauti M5S e Lega, con i pentastellati che si sono presi tempo per approfondire, avendo già messo nero su bianco negli emendamenti un ritorno alla Spazzacorrotti. Superato questo passaggio ora l'esecutivo lavora agli emendamenti. Le proposte di modifica potrebbero arrivare la settimana prossima e, filtra dal ministero, terranno conto anche delle proposte previste dai tanti emendamenti dei vari partiti e cercheranno anche di valorizzarli. Insomma l'obiettivo è fare la sintesi per una «impresa titanica», sottolinea Cartabia, su cui deve concentrarsi «il contributo, l'impegno, l'entusiasmo, la disponibilità di tutti».

 

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