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La bufala dei voli di Stato per infangare la Casellati

Francesco Storace
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Rovistano. Infangano. Ingannano. Non ci sono altri modi per raccontare la storia di una bufala giornalistica montata ad arte da Repubblica per tornare ad aizzare il popolo contro la politica. Stavolta è il Fatto Quotidiano a dover rincorrere. Sono entrambi i quotidiani che quando ricevono verbali di interrogatorio che possono lambire Giuseppe Conte si guardano bene dal pubblicarli. Sono quelli che non vedono la giustizia precipitare nel burrone. Osannano le misure antipopolari come il coprifuoco. Considerano evasori fiscali le partite Iva che chiedono di poter lavorare. C’era e c’è bisogno di una distrazione di massa. E la fabbricano col bersaglio più facile. Una donna. Una donna che viene dalle fila del centrodestra, presiede il Senato, potrebbe aspirare al Colle: fuoco su Elisabetta Casellati. Un gioco agevole da costruire, anche perché di questi tempi c’è chi ha paura di esporsi a difesa di chi è attaccato. Ci ha messo la faccia con coraggio Guido Crosetto, fondatore di FdI: il resto della compagnia – a destra – pare non se ne sia accorta. E fanno male, perché ci sono casi in cui reagire contro un attacco brutale è doveroso.

 

 

 

La polemica è quella sui voli di Stato. Gli odiati aerei che servono nei momenti di stanca giornalistica. O di difficoltà derivanti da notizie scomode. Roberto Fico risiede a Napoli, difficile che il presidente della Camera debba ricorrere all’aereo. Idem il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ormai romano d’adozione. Mario Draghi – come il suo predecessore Giuseppe Conte – ha casa nella Capitale. Capo, ho un’idea, si saranno detti in redazione. La Casellati abita a Padova, verifichiamo come viene a Roma. E montano il caso. «124 voli», bugia e poi spieghiamo perché.

Ma la prima domanda da porsi è: la presidente del Senato ha violato la legge? Niente affatto, è esplicita addirittura dal 2011. Dice il decreto 98 di quell’anno, all’articolo 3: «I voli di Stato devono essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte Costituzionale». Ovvero, sono senza autorizzazione, perché è la legge a renderli disponibili. Sono i ministri a dover farseli autorizzare, infatti. Non solo non è stata violata alcuna legge, ma è falso anche il numero dei voli. Non sono stati affatto 124, ma una novantina al massimo. A meno che non si consideri come viaggio il volo vuoto per andare a prendere il passeggero. Per evitarlo ci vorrebbe un hangar privato…

Un anno ha 52 settimane e il presidente del Senato ha il dovere di essere presente in ognuna di esse. È il compito che tocca alle cariche istituzionali. Ma la cosa curiosa che porta al cecchinaggio di Elisabetta Casellati è l’anno preso come riferimento, il 2020. Peccato che i caratteri cubitali del titolo non abbiano riguardato anche il 2018 e il 2019, nei quali a Ciampino nessuno ha visto la presidente del Senato per salire a bordo dei voli di Stato. Semplicemente la Casellati viaggiava in treno. Anzi, nel 2019 il Falcon lo prese per viaggiare tra Roma e Alghero – dove trascorse una decina di giorni di vacanza e non dovrebbe apparire scandaloso – perché proprio ad agosto scoppiò la crisi del governo Conte. E il presidente del Senato non poteva ignorare quel che accadeva.

I giornali che mettono la Casellati nel mirino ironizzano persino sul Covid. Come a dire che il privilegio starebbe nel fatto che quei voli siano serviti per la malattia da evitare. Non indagano però su quanti voli e tratte ferroviarie siano state tagliate in era Covid. Non informano su quanti passeggeri hanno rinunciato a viaggiare per via del virus. Dimenticano di enumerare i convegni annullati per non far spostare le persone da una città all’altra. Ulteriore omissione: hanno chiesto ai loro lettori se il Senato doveva restare aperto o chiuso? Ovviamente no, e hanno conseguentemente ignorato che a cavallo di quei terribili secondo e terzo trimestre del 2020 – più o meno da marzo a maggio – Elisabetta Casellati è rimasta a Roma perché le istituzioni non restano senza guida. Grazie a Repubblica ora si potrà fare di più. Adesso si può persino tracciare – su internet – gli spostamenti delle cinque alte cariche dello stato, fino al presidente della Corte Costituzionale. E così, quella che è una misura di sicurezza per queste personalità e anche per i cittadini, diventa una rete con i buchi già pronti per la testa malata che in Italia non manca mai.

Ha scritto Guido Crosetto su twitter: «Non so se ve ne siete accorti ma c’è stato il colpo di pistola che ha ufficialmente fatto partire la corsa per il Quirinale. Lo ha sparato, a freddo, Repubblica, contro la Casellati. I voli di Stato. D’altro canto è la seconda carica dello Stato ed è donna, doveva aspettarselo». Se è questa la verità, è una pagina vergognosa di giornalismo. Si monta un caso su viaggi assolutamente leciti e per fare il proprio dovere ogni settimana. Sarà ancora più interessante capire chi ha commissionato il «colpaccio». Ma non sarà difficile scoprirlo.

 

 

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