Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Terremoto M5s, altri 21 espulsi. Vendetta clamorosa: nuovi gruppi, il simbolo c'è

  • a
  • a
  • a

Il benservito è arrivato con una lettera firma del capogruppo grillino alla Camera, Davide Crippa. "Dal resoconto della seduta dell’assemblea di giovedì 18 febbraio risulta che tu abbia votato in difformità dal gruppo in occasione della mozione di fiducia al governo Draghi. Tale fatto oltre a denotare il mancato rispetto delle decisioni assunte dagli iscritti con la votazione in rete e, conseguentemente, dagli organi del Movimento pregiudica l’immagine l’azione politica del nostro gruppo parlamentare" si legge nel testo in cui si ufficializza ai dissidenti che hanno votato no alla fiducia al governo di Mario Draghi l’espulsione dal gruppo.

 

Un punto, tra l'altro, contestato dai ribelli e da tanti dalla base: il voto su Rousseau era sul mega-ministero della Transizione ecologia, poi fortemente ridimensionato. "Pertanto su indicazione del capo politico dispongo sentito il comitato direttivo la tua immediata espulsione dal gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle senza ratifica degli iscritti ai sensi dell’articolo 21 dello Statuto" conclude il documento. Bye bye ai dissidenti. 

La fronda viene "asfaltata" e cittadini eletti e la stessa base  ora si chiedono: sono dissidenti al M5S o fedeli ai principi del Movimento? Mentre la spaccatura all’interno si fa più profonda, dopo il no di alcuni parlamentari alla fiducia al governo Draghi, nella compagine fondata da Beppe Grillo è partita una accesa discussione che ha portato a gallo tutti i malumori accumulati negli ultimi anni di governo Cinquestelle. Sono 15 i senatori e 21 i deputati espulsi dal Movimento, nonostante i ricorsi annunciati, per il loro voto contrario di mercoledì nell’aula di palazzo Madama e ieri a Montecitorio. Tra i deputati M5s che hanno votato contro la fiducia figurano: Emanuela Corda, Francesco Sapia, Arianna Spessotto, Rosalba Testamento, Leda Volpi, Massimo Baroni, Pino Cabras, Andrea Colletti, Jessica Costanzo, Francesco Forciniti, Paolo Giuliodori, Alviese Maniero, Giovanni Russo, Doriana Sarli, Giulia Termini e Andrea Vallascas.

 

Quindici i senatori: Rosa Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Mattia Crucioli, Fabio Di Micco, Silvana Giannuzzi, Bianca Granato, Virginia La Mura, Elio Lannutti, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Cataldo Mininno, Nicola Morra, Fabrizio Ortis, Vilma Moronese. Numeri che salgono se si contano anche astenuti o assenti, ma per ora nel mirino del reggente Vito Crimi ci sono i 31 che hanno votato no alla fiducia. "Come già avvenuto al Senato, anche i portavoce del Movimento 5 Stelle che nel voto di fiducia alla Camera si sono espressi diversamente dal gruppo parlamentare verranno espulsi", scriveva Crimi in un post su Facebook. "Chi non ha votato la fiducia a questo governo si è automaticamente collocato all’opposizione, dunque all’opposizione del MoVimento che ha deciso di sostenerlo, ed era perfettamente consapevole delle conseguenze delle proprie scelte". 

Decisioni che hanno agitato non poco la base e fatto riavvicinare sulla scena grillina l’ex parlamentare Alessandro Di Battista, da sempre contrario al governo guidato dal "banchiere" Mario Draghi. Dibba non è rimasto a guardare, anzi da giorni sta lavorando, così si dice, alla creazione di una nuova forza parlamentare, forse chiedendo il simbolo dell’Italia dei Valori, che farà compagnia, tra i banchi dell’opposizione, a Fratelli d’Italia. "Ci sono cose da dire. Scelte politiche da difendere. Domande a cui rispondere ed una sana e robusta opposizione da costruire", annuncia su Facebook. Poi, dà appuntamento a un live su Instagram domani alle 18. 

 

A confermare la pista dei nuovi gruppi sotto la bandiera le partito fondato da Antonio Di Pietro, che molto condivideva con il Movimento, a partire dall'aiuto di Gian Roberto Casaleggio per il blog dell'ex pm di Mani Pulite, è lo stesso  Ignazio Messina, segretario nazionale di Italia dei Valori. "Ci sono stati contatti con alcuni parlamentari che hanno votato no alla fiducia al governo Draghi. Noi abbiamo detto che non siamo interessati a dare il simbolo per questioni di carattere parlamentare, tecnicistiche, cioè fare il gruppo e basta. Cosa diversa se l’idea è quella di fare nascere un nuovo progetto politico che parta da idee e valori condivisi. Noi siamo interessati a questo progetto e quindi pienamente disponibili a collaborare". "Quando questi parlamentari che, da quello che mi risulta, sono stati espulsi e stanno ancora metabolizzando questa situazione, usciranno - continua Messina -, l’idea è quella di costruire insieme un progetto. Loro insieme all’Italia dei Valori, per fare anche un nuovo soggetto politico che abbia valori e idee comuni". Messina parla anche di Di Battista: "Non lo conosco" ma chi lo ha contattato gli ha parlato di un suo possibile ruolo nella nuova formazione. 

E c'è già chi si lancia nella nuova avventura. "Il simbolo Idv in Senato può far costituire un Gruppo formato da almeno 10 senatori", scrive su Facebook il senatore Elio Lannutti, espulso dal M5S per aver votato contro la fiducia a Draghi. "Ciascun Gruppo dev’essere composto da almeno dieci senatori e deve rappresentare un partito o movimento politico, anche risultante dall’aggregazione di più partiti o movimenti politici, che abbia presentato alle elezioni del Senato propri candidati con lo stesso contrassegno, conseguendo l’elezione di senatori. Ove più partiti o movimenti politici abbiano presentato alle elezioni congiuntamente liste di candidati con il medesimo contrassegno, con riferimento a tali liste, può essere costituito un solo Gruppo, che rappresenta complessivamente tutti i medesimi partiti o movimenti politici. È ammessa la costituzione di Gruppi autonomi, composti da almeno dieci senatori, purché corrispondenti a singoli partiti o movimenti politici che si siano presentati alle elezioni uniti o collegati. I senatori che non abbiano dichiarato di voler appartenere ad un Gruppo formano il Gruppo misto", aggiunge. 

Ma c'è pure chi non cede e contrasta l'espulsione. L’avvocato Lorenzo Borrè ricorda che la cacciata dei dissidenti debba essere ratificata dagli iscritti perché sia valida: "Incredibile: Crippa ha avuto ’indicazione' per l’espulsione da una carica che dall’altro ieri non esiste più", sottolinea Borrè, che in più occasioni ha assistito chi nella minoranza si è opposto a sanzioni e decisioni del Movimento. "Crippa cita l’articolo 21 del regolamento del gruppo, che prevede la sanzione per il caso di ’mancato rispetto delle decisioni assunte dall’assemblea degli iscritti con le votazioni in rete', dimenticando - osserva ancora - che il voto on line degli iscritti era una ’consultazione' non vincolante ai sensi dell’art. 2, comma 5, del regolamento del gruppo, e non una delibera assembleare. Sì consiglia di ripassare la lettura dell’art. 4 e dell’art. 6 dello Statuto per cogliere la differenza sostanziale". Tra possibili gruppi e battaglie  colpi di cavilli la galassia grillina sembra esplosa. 

Dai blog