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Recovery e riforme, Draghi può ripartire dall'appello di Visco

Angelo De Mattia
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Il discorso del governatore Ignazio Visco al congresso annuale di Assiom Forex potrebbe considerarsi una piattaforma per un programma del nascente Esecutivo Draghi, comunque un contributo che dovrebbe aprire una strada meno impervia all’ex Governatore.

 

 

L’appello di Visco alla coesione è il filo conduttore del suo discorso che si articola nel suggerire linee mediane per risolvere i principali problemi incombenti. Vediamole in sintesi. Viene stimata una ripresa dell'attività produttiva in primavera, ma ciò richiederà non solo una progressiva attenuazione della pandemia, ma anche consistenti decisioni di investimento. Alla necessità di adottare adeguate misure per il presente per famiglie e imprese dovrà unirsi una riflessione sulla riduzione in futuro dei provvedimenti di supporto. La necessità di assicurare protezione ai lavoratori e scongiurare l'uscita di imprese dal mercato non deve impedire la riallocazione di risorse verso settori e imprese che hanno maggiori opportunità di crescita. Il blocco generalizzato dei licenziamenti va allentato, ma questa operazione va collegata a una revisione degli istituti di protezione e, in particolare, alla capacità delle imprese di salvaguardare i livelli occupazionali: in sostanza, si tratta di reimpostare una parte del «Welfare». Il supporto alla liquidità delle aziende andrà rimodulato per evitare il rischio di una restrizione del credito nella fase di ripresa dell’economia.

 

 

Il contributo delle misure riguardanti il bilancio è stato fondamentale, ma le relative politiche ora si devono porre l'obiettivo di medio termine per riportare il rapporto debito-pil su di una traiettoria discendente. Anche quando Visco ha affrontato il tema delle banche, si è affermato un «bilanciamento» tra possibili opposte visioni, in specie a proposito dei prestiti bancari deteriorati o della nuova configurazione di default, mentre una critica espressa è stata rivolta al progetto della Commissione Ue per l'istituzione di una sorta di «bad bank» a livello nazionale, ma escludendo ogni sostegno pubblico alla sistemazione dei prestiti in questione. Quanto al «punctum dolens» del Recovery Plan, un utilizzo attento dei fondi europei consentirà un aumento del potenziale di crescita tenendo conto anche dell'azione espansiva svolta dalla politica monetaria della Bce. Ma il Recovery da solo non sarà sufficiente per un duraturo impulso alla crescita se non sarà accompagnato dalle misure di riforma che sciolgano i nodi nei quali da decenni si dibatte l'economia italiana. Insomma, non si tratta di ottemperare alle prescrizioni comunitarie, ma di affrontare le riforme di struttura costantemente evocate e finora mai attuate. Superata l'emergenza, le misure adottate per tutelare i soggetti più colpiti dovranno costituire un ponte verso riforme e investimenti che consentano di riprendere la via dello sviluppo. Insomma, si tratta di un discorso che esalta, in diversi passaggi, la «medietas». Esamineremo, quando sarà definito, il programma Draghi che probabilmente terrà conto delle analisi e proposte della sua ex «casa». Ma bisognerà se e quanto prevarrà un bilanciamento tra le posizioni dei partiti o se, all'opposto, l’ex Presidente della Bce sarà in grado di esercitare un forte impulso programmatico liberandosi dai dosaggi della mediazione, che è cosa diversa della sintesi dialettica, guardando agli interessi generali.

 

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