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Draghi pensa al secondo giro. Cosa si aspetta SuperMario

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Il quadro della maggioranza inizia a delinearsi. E ad allargarsi, forse oltre le previsioni iniziali. Gli ultimi incontri del primo giro di consultazioni si chiudono con la disponibilità della Lega e l’offerta di «lealtà» da parte del Movimento 5 Stelle. Ottime notizie, dopo i sì di Partito democratico e Italia viva, le aperture di Leu e dei gruppi minori. Ora starà al presidente incaricato, Mario Draghi, fare sintesi, stilare un programma generale, individuare le personalità giuste per le caselle chiave e proporre alle forze politiche la sua soluzione alla crisi.

 

 

Il tempo stringe, però, così l’ex numero uno della Bce innesta il turbo: il secondo giro con i partiti si chiuderà entro le 18 di martedì prossimo, mentre non sono stati definiti incontri con le parti sociali in questa fase. Sarà una domenica di studio per Draghi, che dovrà comporre un puzzle partito con poche tessere, ma che ora rischia di averne pure troppe. O almeno questo appare il senso del post pubblicato da Beppe Grillo dopo le consultazioni con il presidente incaricato. Il garante dei Cinquestelle, infatti, scomoda Platone: «Non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l’insuccesso sicuro: voler accontentare tutti». Il colloquio tra i due, durato oltre l’ora stabilita, è stato intenso ma condito da grandi momenti di ilarità - racconta chi ha assistito - con il presidente incaricato che ha soprattutto ascoltato i temi posti dai Cinquestelle - ambiente e tecnologia su tutti - lasciandosi andare anche a grandi risate per l’ironia del comico genovese, tornato capitano della squadra nel momento più difficile della legislatura. La presenza di Grillo è stata fondamentale per aggregare l’anima governista del Movimento e placare quella più ostile all’ex direttore generale del Tesoro, anche se convincere Alessandro Di Battista, ad esempio, non sarà facile. Di sicuro lo sbarco a Roma dell’Elevato ha ridotto il dissenso a circa una quindicina di senatori e un’altra decina di deputati: l’obiettivo è ridurre la quota all’osso. Non a caso, nel vertice con ministri e capigruppo del Movimento, prima dell’incontro con Draghi, viene invitato anche Giuseppe Conte. Anche per questo motivo, nelle dichiarazioni post incontro, il capo politico, Vito Crimi, a cui "Beppe" lascia la parola, rimarca di aver fatto presente di «non indebolire alcune misure, come il reddito di cittadinanza», spiegando di aver trovato in Draghi «una persona sensibile a questo tema e all’importanza che ha in questo momento». Così come chiede di tenere presente i risultati ottenuti in questo anno e mezzo su lotta alla pandemia e tenuta economica del Paese. Il Movimento non pone veti, ma «non dimentichiamo» ciò che è accaduto finora: un messaggio rivolto a Italia viva, certo, ma anche alla Lega, i due partner di governo con cui il M5S ha avuto i maggiori problemi.

 

 

Proprio il Carroccio è l’altra grande forza politica che si presenta da Draghi. Con un Matteo Salvini più che convinto che Draghi sia la persona giusta per tirare fuori l’Italia dalle secche della crisi: «Noi siamo a disposizione, la Lega è la prima forza politica del Paese, ha 131 deputati, 63 senatori, governatori in tutta Italia, migliaia di sindaci. Dove governa lo fa con ottimi risultati». L’ex ministro dell’Interno aspetta il secondo giro di consultazioni prima di sciogliere l’ultima riserva, ma le intenzioni sembrano molto positive, soprattutto perché non pone aut aut su squadra e maggioranza: «Non abbiamo chiesto né chiederemo posti, lasciamo al professor Draghi come comporre la squadra. Semplicemente, essendo noi il primo partito d’Italia, non accettiamo di sentirci dire dei no dagli altri. Ma credo sia convenienza di Draghi amalgamare quanto più è possibile». A proposito di veti, da una diretta televisiva nasce un piccolo "giallo" sulla possibilità che il Pd rinculi su un appoggio esterno, in caso di entrata dei leghisti. Incendio subito spento dal Nazareno: «Notizie infondate». La linea è quella votata dalla Direzione nazionale, quindi di disponibilità a Draghi. Al quale, ora, spetta il compito della sintesi. Quello più difficile.

 

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